In Pakistan servono dottoresse per curare le donne

Per motivi culturali non possono essere assistite da medici uomini

ROMA, giovedì, 2 settembre 2010 (ZENIT.org).- Per far fronte all’emergenza che sta affrontando il Pakistan flagellato dalle inondazioni, un ruolo molto importante può essere svolto dalle dottoresse, visto che le donne locali, per motivi culturali, non possono essere curate da medici uomini, rischiando così di non essere assistite in questo momento di grande bisogno.

“Nella tragedia dello sfollamento, le donne sono fra le vittime più deboli. Il pericolo di malattie ed epidemie cresce”, ha confessato a Fides Anila Gill, segretario esecutivo di Caritas Pakistan.

“Le donne che si ammalano, però, spesso non vengono accompagnate dai medici e non beneficiano di cure per motivi culturali: secondo tradizione e prassi locale, dovrebbero infatti essere visitate solo da medici di sesso femminile”.

“Nonostante l’impegno di tante organizzazioni locali e internazionali nel settore sanitario, le donne medico sono pochissime – ha aggiunto –. Così spesso alle donne vengono negate le cure”.

“Lanciamo un appello alle donne medico in tutto il mondo: venite ad aiutare le donne pakistane”.

La Gill è appena tornata a Lahore dopo una missione di ricognizione in cinque Diocesi, dove ha valutato gli aiuti e l’opera di assistenza di Caritas Pakistan.

“L’obiettivo è raggiungere oltre 3.000 famiglie in cinque Diocesi – ha spiegato –. In quella di Islamabad-Rawalpindi, siamo attivi soprattutto nel Nord, nei pressi di Nochera, dove operiamo in partnership con una Ong locale. A Multan, ci siamo concentrati in tre distretti, a Quetta abbiamo raggiunto numerosi villaggi, a Hyderabad assistiamo i profughi in due distretti. A Karachi il problema più grande è quello delle migliaia di sfollati che si sono riversati nella città, dove siamo presenti con i nostri volontari. La nostra missione consiste attualmente nel consegnare cibo, acqua tende alle persone colpite”.

Il lavoro della Caritas si svolge “tramite le Caritas locali, con oltre 200 volontari sparsi in tutto il paese, e in collaborazione con i partner della Caritas Internationalis: abbiamo lanciato un appello per raccogliere 1,7 milioni di euro necessari per gli aiuti di emergenza. Ne sono arrivati, finora, circa il 45%: per questo invitiamo i donatori e continuare nell’aiuto”.

Mettendo in guardia contro “speculazioni, corruzione, e false ONG che intendono sfruttare la tragedia per distrarre fondi”, la Gill ha sottolineato che “la credibilità della Caritas è acclarata e indiscussa, anche in un Paese a maggioranza islamica come il Pakistan”.

“In questi giorni anche i mass media e le istituzioni hanno espresso apprezzamento e fiducia nel nostro lavoro”, ha osservato.

Anche se attualmente la priorità è l’emergenza alimentare e sanitaria, presto si presenterà il problema del freddo.

“La gente vorrebbe iniziare a tornare ai propri villaggi, ma le case sono andate distrutte: si tratterà dunque di contribuire alla ricostruzione di case e infrastrutture, specie per i più poveri – ha dichiarato –. Confidiamo nell’aiuto di tutte le comunità cattoliche del mondo”.