In cerca di vie d’uscita dall’attuale crisi economica globale

Con il coraggio della sussidiarietà

di Paolo Pecorari

Due sono le principali teorie finanziarie che oggi si fronteggiano e alle quali ci si riferisce nel tentativo di trovare vie d’uscita alla crisi economica: quella della finanza neutrale (riddure al massimo l’intervento dello Stato) e quella della finanza funzionale (legittimare l’intervento dello Stato). Entrambe sono unilaterali, perché non tengono sufficientemente conto della complessità del reale: è questo il rilievo critico di maggior peso che viene rivolto loro dalla cultura economica di orientamento cattolico. In particolare si osserva che l’economia classica (e con essa la finanza neutrale), dopo aver faticosamente scoperto il valore della storia, cerca di sottrarsi alla storicità, per accreditarsi come scienza immutabile. Tale pretesa immutabilità finisce col capovolgere il naturale rapporto tra politica ed economia, e tra politica e società, sino a sfociare nella teorizzazione del primato dell’economia sulla politica e della politica sulla società. Il che confligge con i fondamenti del cattolicesimo sociale che si apre a una concezione di democrazia in cui non lo Stato è anteposto alla società, bensì la società allo Stato. In tale logica la categoria del dovere diventa un punto di forza importante almeno quanto l’idea del diritto. Ne consegue che, mentre il liberalismo privilegia la difesa di diritti e libertà, il cattolicesimo sociale, insistendo sull’idea di dovere, riconosce i diritti, ma li ordina secondo una gerarchia di valori. Inoltre, parlando di diritti, chiama in causa non solo quelli negativi, ma anche quelli positivi. Ciò significa accettazione della storicità, ma facendo dell’uomo il protagonista di essa.
Il superamento dell’accennata antinomia (neutralità o funzionalità della finanza?) e il reperimento di efficaci soluzioni alle crisi sembrano possibili se si entra nell’orizzonte della sussidiarietà, che, applicata alla società, comporta l’intervento compensativo e ausiliario degli organismi sociali più grandi in favore dei singoli e dei gruppi sociali più piccoli. Come insegna Pio XI e ribadisce Pio XII, l’intervento sussidiario, se da un lato tutela l’autonomia e la vita del singolo, dall’altro lato è sinonimo di aiuto dall’alto. Siffatto modo di intendere la sussidiarietà è largamente attestato anche nella cultura del movimento cattolico italiano ed europeo del secolo XIX.
Entrare nella logica volontaristica significa infine concorrere all’edificazione di un capitalismo dal volto umano: il medesimo che la Centesimus annus chiama “economia d’impresa”, “economia di mercato” o anche “economia libera”, con la precisazione che la libertà economica cui si riferisce venga posta “al servizio della libertà umana integrale” e rechi in sé i principi etici fondamentali. Come dire che senza una visione ampia e coraggiosa delle riforme economiche e sociali, senza alti valori di riferimento, il ricorso a rapsodici provvedimenti, per quanto rigorosi, ben congegnati e utili, può non essere sufficiente.

(©L’Osservatore Romano 22 settembre 2012)