Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca ha presentato al Meeting il suo nuovo libro sul Vangelo di Giovanni

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Rimini (dal nostro inviato al Meeting). «Il Vangelo di Giovanni è il testo che mi ha sempre colpito di più. È “il libro” per eccellenza». Così Massimo Camisasca (nelle foto, © Meeting), vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo, ha presentato ieri al Meeting il suo nuovo lavoro: Voglio che rimanga. Meditazioni sul Vangelo di Giovanni (Lindau).

«ESPERIENZA PER TUTTI». Monsignor Camisasca insieme a Gianluca Attanasio, coautore e prete della fraternità missionario a Napoli, hanno commentato alcuni brani del Vangelo di San Giovanni letti dall’attore Sandro Lombardi davanti a centinaia di persone, che per assistere all’incontro hanno anche assiepato in piedi o seduti per terra i corridoi laterali al palco. «Quello che mi colpisce di più di questo Vangelo», ha detto il vescovo, «è il suo aspetto autobiografico unito a un’offerta di significato che vale per tutti gli uomini, non solo i contemporanei di Giovanni, l’apostolo che Gesù amava, ma anche per noi».

BO00000_3508_MATE2013«GESÙ RIMANE SEMPRE». Per Camisasca la parola più importante, che ritorna anche nel titolo del libro, è “rimanere”. «Questa verbo mi impressiona perché pervade il Vangelo dall’inizio alla fine». Alla fine, quando Pietro chiede a Gesù, vedendo che Giovanni li seguiva: “«Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi»”. E all’inizio, quando Giovanni e Andrea raggiungono Gesù dopo l’indicazione del Battista e gli chiedono: “«Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Spiega Camisasca: «Il verbo tradotto con “abiti”, significa in realtà “rimani”. Gli apostoli, quindi, gli chiedono “qual è la tua casa”, “dove possiamo incontrarti sempre”. Il “rimanere” è la caratteristica della novità portata da Gesù, che non si rivela più solo ogni tanto, qua e là, ma rimane sempre perché fa del cuore dell’uomo la sua abitazione definitiva».

BO00000_3614_MATE2013I POVERI E LE PERLE. «Questo libro», ha spiegato don Attanasio nel suo intervento, «è stato un modo di restituire a tutti la grandezza che mi è stata donata in questi anni. L’incontro con il Vangelo di Giovanni, infatti, è nato da quello con don Giussani, che non rileggeva appena questo testo, ma lo riviveva». Gli fa eco il vescovo di Reggio Emilia: «Ogni volta che si rilegge questo Vangelo non è mai come la volta precedente. Ho riflettuto per 50 anni sulla risposta che Gesù dà a Giuda, che lo criticava perché permetteva a Maria di profumargli i piedi con un’essenza costosa invece che venderla e dare il ricavato ai poveri: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”». E ho capito, continua Camisasca, «che qui Gesù voleva dire che i poveri, cioè gli uomini feriti e indifesi, saranno il Suo sacramento nella nostra vita. I poveri sono il sacramento di Cristo in mezzo a noi e noi lo saremo per gli altri se riconosceremo la nostra povertà e il nostro bisogno di Dio». Perché quindi vale la pena leggere e riflettere ancora sul Vangelo di Giovanni? «Perché è un libro che si può scavare sempre e ogni volta trovare nuove perle».

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