Il tema della conversione nel film francese “L’amore inatteso” di Anne Giafferri

di Ritanna Armeni

Non è certamente fra le storie più comuni sul grande schermo quella di una conversione al cattolicesimo nei tempi moderni. Se l’uomo che abbraccia la fede è un brillante avvocato parigino, con una moglie medico, bella e intelligente, due figli, una casa sulla Rive gauche, amici brillanti laici e illuministi come sa esserlo soltanto certa borghesia francese; se la sua vita si svolge nel benessere e fra i normali, ma non tragici, intralci dei rapporti sociali e familiari e fra le piacevolezze di un ambiente colto, illuminato e aperto ai piaceri; se l’ambiente descritto ha molti pregiudizi sulla Chiesa cattolica e la considera poco più di una setta. Ecco, se si mettono insieme tutti questi elementi L’amore inatteso non può che sorprendere.
Antoine per caso o per curiosità, come lui dice, comincia a frequentare la scuola di catechesi di una parrocchia di periferia. L’ambiente è squallido, i suoi compagni non certo interessanti, gli argomenti trattati del tutto estranei alla sua vita. Le sedute cominciano con una domanda del sacerdote tanto ovvia da sembrare stupida: “Chi vuole essere amato?” (Qui a Envie d’Être Aimé? è il titolo della versione francese). E tutti naturalmente alzano da mano. Ma Antoine continua ad andare, tenendolo nascosto a tutti anche alla moglie che, di fronte alle assenze bisettimanali, pensa a un tradimento. Poco a poco, quasi inavvertitamente il suo atteggiamento nei confronti del mondo cambia. Niente di romantico, di lezioso, di retorico. Ma qualcosa si modifica anche se non sempre tranquillamente.
Per Antoine la scoperta di Dio è innanzitutto la scoperta di se stesso, dei sentimenti che fino allora ha tenuto a bada, della falsità, delle convenzioni. La sua è una ribellione dolce ma inarrestabile. I punti di riferimento religiosi nel suo percorso sono (oltre la catechesi sulla quale all’inizio ironizza perfino con perfidia) una Bibbia, letta voracemente e in segreto, e un Crocefisso, una statua del XIV secolo, che colpisce per la dolcezza dello sguardo.
L’amore inatteso parla di spiritualità, di ricerca dell’amore e del senso della vita. Lo fa con la leggerezza e serietà, con ironia e comprensione. Antoine trova la fede in un mondo che dalla fede sembra lontanissimo, ma la sua (qui sta il secondo aspetto “inatteso” del film) non è una storia di fantasia. Il marito della regista Anne Giafferri, Thierry Bizot, si è convertito al cattolicesimo con un processo analogo a quello di Antoine e ha scritto un libro Catholique anonyme best seller in Francia.

(©L’Osservatore Romano 22 marzo 2013)