Il racconto della visita del vescovo Adriano alla nostra missione in Albania


Appunti e foto di Giuseppe Maria Codazzi

Martedì 24 agosto: l’arrivo in aeroporto a Tirana, il viaggio verso Gomsiqe e la Messa di apertura in parrocchia
 
Dopo un volo di poco più di un’ora da Bologna siamo atterrati a Tirana, la rumorosa e confusa capitale albanese. Ad accogliere il vescovo Adriano Caprioli, al suo secondo viaggio missionario nel paese delle aquile, l’abbraccio di don Carlo Fantini, missionario in questa terra da otto anni. L’abbraccio si è esteso poi a tutta la delegazione con in prima fila don Giordano Goccini, pioniere con don Gigi Guglielmi della nostra presenza in Albania, e Gianmarco Marzocchini direttore della Caritas diocesana. Della delegazione fanno parte anche il segretario don Daniele Casini, i coniugi inviati dal Centro Missionario, Denis e Margherita Turci di Castelnovo, e Giorgio Ragni di Santa Vittoria, uno dei primi del Gruppo Albania.
Due macchine ci aspettano fuori dall’aeroporto per portarci a Nord verso Laç Vau-Dejës, centro e sede della diocesi di Sapë (si legge Sapa; fondata nel 1062 è stata ricostituita nel 2000 come amministrazione apostolica e nel novembre 2005 come diocesi).
Le strade sono molto migliorate in questi ultimi anni ed è bastata un’ora e mezza per coprire i 95 chilometri di distanza, mentre tempo fa era necessaria quasi una mezza giornata. Al nostro arrivo a Gomsiqe gli abbracci si ripetono con i volontari presenti, soprattutto con la sassolese di San Giorgio, Silvia Stradi, 20 anni, giunta ormai al termine del suo anno di servizio in Albania — e perché con noi sono arrivati il papà Davide, la sorella Sofia e il fratello Giacomo, giovanissimi —, con Paola Tagliavini di Novellara ed Anna Cavani di Fiorano (MO), arrivate da poco e che rimarranno sei mesi e con Michela, Alessandra, Massimo, Giovanni, Elia, Solanny e Valeria che hanno sacrificato le loro ferie estive per venire quaggiù per stare in mezzo ai bambini dei piccoli villaggi.
La chiesa di Gomsiqe è a un centinaio di metri dalla missione e sorge al centro di un piccolo cimitero recintato da un muro a secco di sassi raccolti nel fiume vicino. La gente ha già iniziato a recitare il Rosario ed entriamo tutti in silenzio. Nell’omelia il Vescovo ha ricordato gli inizi della missione albanese, quando don Luigi (Gigi) Guglielmi, allora direttore della Caritas, era arrivato in Albania per rendersi conto di persona della situazione che gli veniva descritta disastrosa dai tanti giovani emigranti che sbarcavano ogni giorno in Italia e che numerosi si spingevano a Nord fino a Reggio Emilia. In uno di questi viaggi, il 31 marzo del 1993, don Gigi viene ferito gravemente al volto da un giovane ubriaco che spara contro il pulmino che sta guidando. Passano giorni durissimi in cui si teme anche per la sua vita. Quando il peggio è passato, all’ospedale di Parma, don Gigi non riesce ancora a parlare ma a don Giordano (allora seminarista) scrive su un foglio: “Ci andiamo ancora in Albania”. Se c’erano delle incertezze nella mente di don Gigi quel 31 marzo gliele ha completamente spazzate via. Alla sera, durante i Vespri nella piccola cappella della missione, mons. Caprioli ci ha raccontato dell’incontro fra il vescovo Baroni e don Luigi ancora convalescente all’ospedale, incontro in cui mons. Gilberto ha parlato di un patto di sangue ormai stretto fra le due chiese, quella di Reggio Emilia-Guastalla e quella (allora) di Scutari.
Mercoledì 25 agosto: le visite ai villaggi di Korthpul e Vrrith e la vigilia del centenario della nascita di Madre Teresa
 
La giornata, come in tutte le missioni, comincia presto, alle sei e mezzo siamo in cappella per l’ufficio e dopo una robusta colazione si parte per la visita ai villaggi. La nostra prima meta è, anche qui la chiesa sorge in mezzo al cimitero e nel prato antistante si sono radunati una decina di bambini, oggi sono pochi perché la festa per il centenario di Madre Teresa ha un po’ scombussolato gli appuntamenti settimanali. C’è il tempo per fare la conoscenza, per una preghiera e per regalare ad ognuno un rosario missionario. Arriva anche Dede Nikolla, 95 anni, non vuole perdersi la visita di un vescovo in mezzo alle sue montagne, e quando mons. Adriano gli porge il rosario missionario lui con noncuranza mette una mano in tasca e ne tira fuori uno di legno molto consumato, come a dire: "Eccellenza io ce l’ho già”. Risaliamo sul fuoristrada, ci aspettano a Vrrith. Il villaggio è al centro di una grande piana con la sua chiesa stavolta separata del cimitero, gli occhi curiosi dei bambini schierati sui gradini sono puntati sul nostro vescovo mentre cantano l’Ave Maria, ma poi si aprono in un dolce sorriso mentre ricevono ad uno ad uno il rosario missionario. Ancora in macchina lungo queste strade sterrate tanto ripide e sconnesse che tutti ci poniamo la stessa domanda: come fa don Carlo con la pioggia e con la neve? Ma la missione è sempre piena di sorprese, ci aspetta ancora una sosta per portare un sacco di farina, della pasta e della carne ad una signora molto anziana che vive isolata fra queste montagne. Ci arriviamo a piedi e l’incontro con questa povertà ammutolisce tutti e ci riempie di domande.
Nel pomeriggio siamo a Laç Vau-Dejës: i giovani nel teatro comunale propongono un suggestivo recital su Madre Teresa, poi tutti in Cattedrale per la Messa della vigilia della festa, presieduta dal vescovo mons. Lucjan Avgustini — che è il più giovane vescovo dell’Albania. Il Vescovo Adriano, nel saluto e nel ringraziamento finale, fa un’importante promessa, accolta da uno scosciante applauso: nel ricordo di Don Gigi Guglielmi e nella gratitudine per il cammino finora compiuto (segnato dal salto di qualità con l’invio di un prete fidei donum fin dal 2002 e di volontari stabili), la nostra Chiesa non lascerà l’Albania e le piccole comunità della montagna finora servite!
 
Giovedì 26 agosto: Il giorno del pellegrinaggio nazionale nel segno di Madre Teresa
 
Arriva la mattina del 26 agosto, giorno che rimarrà a lungo nella memoria di queste terre a nord di Tirana: infatti la cattedrale della diocesi di Sapë, intitolata alla beata Teresa di Calcutta, è stata scelta dalla Conferenza episcopale come meta del pellegrinaggio nazionale per il centenario della nascita di Madre Teresa, originaria sì di Skopje, oggi in Macedonia, ma da tutti considerata figlia della terra albanese. La giornata è iniziata presto con gruppi di fedeli venuti in pellegrinaggio da tutte le diocesi dell’Albania, accompagnate dai loro Vescovi (sono presenti anche i presuli dal Kosovo e dal Montenegro) e dai loro parroci (molti sono missionari fidei donum o religiosi italiani). Gradita è la presenza fraterna del Pope greco-ortodosso di Scutari, come di Scutari è anche l’Imam, tra gli ospiti in prima fila. Ospiti d’onore erano numerosi ammalati e disabili in carrozzella, accompagnati dai Cavalieri di Malta, e di fianco una trentina circa di Suore di Madre Teresa nel loro caratteristico sahari bianco-azzurro, provenienti dalle diverse case aperte in Albania dopo il 1991.
Pochi minuti prima dell’inizio della solenne celebrazione eucaristica il primo ministro albanese Sali Berisha è stato accolto dal vescovo di Sapë, mons. Lucjan Avgustini — il più giovane vescovo dell’Albania — ed insieme hanno deposto un mazzo di fiori ai piedi della statua di Madre Teresa, che sorge nella grande piazza antistante la nuova cattedrale. La presenza e l’intervento del primo ministro, di religione musulmana, accompagnato da altri due ministri del governo e dall’ambasciatore presso la Santa Sede, ha espresso così il riconoscimento ai massimi livelli nei confronti della figura di Madre Teresa, nata da genitori albanesi e divenuta un dono per tutta l’umanità.
La Santa Messa è stata celebrata all’aperto dato il numero dei partecipanti: la nuova Cattedrale, seppur grande, non avrebbe certamente potuto contenerli tutti; ed è stata presieduta dal nunzio apostolico, lo spagnolo mons. Ramiro Moliner Inglés, rappresentante speciale del Papa per questo evento.
All’inizio, per il saluto di accoglienza è intervenuto l’Arcivescovo di Durazzo-Tirana, mons. Rrok Mirdita, presidente della Conferenza episcopale albanese. Mentre il vescovo Avgustini, al termine della celebrazione, ha ringraziato tutti della partecipazione ed ha rivolto un particolare ringraziamento a Mons. Caprioli, l’unico vescovo italiano presente.
La festa è continuata sul prato antistante la Cattedrale con uno spettacolo di danze tradizionali tenuto dai giovani della Diocesi e Nene Terezë, è questo il nome albanese Madre Teresa, guardava sorridente da una grande fotografia appesa in alto al campanile.
 
Giovedì 26 (pomeriggio e sera) – Venerdì 27 agosto: Altre visite nei villaggi, l’incontro con i nostri volontari e la Messa di ringraziamento
 
Quattro giorni passano come un lampo, rimane il tempo ancora per qualche visita veloce ai villaggi di Gomsiqe di Puka, Kaftall, Koman e Karma, pure essi affidati alla cura pastorale di Don Carlo Fantini, che è anche stimato Vicario generale; per una sosta suggestiva di preghiera alla grotta nei pressi del porto verso il Kosovo, dove è stata collocata una statua della Beata Vergine di Lourdes.
C’è il tempo inoltre per una visita al Seminario unico dell’Albania a Scutari, dove ancora lavora con tanto entusiasmo (pur non essendo più Rettore) il gesuita p. Gaetano Brambillasca, compagno di studi di Mons. Caprioli.
Alla sera di giovedì l’incontro di condivisione con i giovani volontari e venerdì a mezzogiorno l’ultima Messa nella cappella della casa, in cui il vescovo Adriano ha voluto rinnovare il mandato missionario a quelli che rimarranno quaggiù più a lungo.
Infine, il viaggio di ritorno con lo zaino pieno dei volti incontrati, delle atmosfere vissute e delle esperienze fatte.
(web diocesi)