Il prete che si fece nomade

A Roma i funerali di don Bruno Nicolini morto all’età di 85 anni

Il prete che si fece nomade

Roma, 18. “Don Bruno si è fatto nomade. Ha camminato molto, in tanti modi. Si è messo in viaggio con attenzione intelligente e libera, appassionata e profonda; con una carità esigente, mai pigra e soddisfatta di sé, sempre alla ricerca, inquieta perché innamorata. Ha amato quanto Gesù e la Chiesa stessa il popolo dei rom e dei sinti”. Con queste parole monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma, ha ricordato il “grande amico del popolo rom”, don Bruno Nicolini – morto ieri, a Roma, all’età di 85 anni – durante il rito funebre, celebrato oggi, nella basilica di Santa Maria in Trastevere.
Di don Nicolini, il vescovo Zuppi ha ricordato il dialogo con le istituzioni sempre improntato “alla ricerca di soluzioni giuste e soprattutto durature e rispettose della dignità della persona”, anche se – ha evidenziato – “non possiamo non constatare come incredibilmente la condizione dei rom è ancora tanto lontana da condizioni minime di rispetto”.
Don Bruno Nicolini ha dedicato ai nomadi oltre cinquant’anni della sua vita. Fin dal lontano 1958, quando vice parroco a Bolzano, aveva iniziato a occuparsi dei rom e sinti nella sua diocesi, e dove aveva fondato l’Opera Nomadi. Nel 1964 fu chiamato da Paolo VI per continuare a occuparsi della pastorale dei rom a Roma, dove preparò, nello spirito del concilio Vaticano II, il primo grande, “storico” incontro europeo tra il popolo rom e Papa Montini (a Pomezia nel 1965). Aveva partecipato con grande gioia all’incontro dei rom europei con Benedetto XVI in San Pietro nel giugno 2011.

(©L’Osservatore Romano 19 agosto 2012)