Il Papa lava i piedi ai profughi: dietro i terroristi, i trafficanti di armi

iamo tutti fratelli, musulmani, indù, cattolici, evangelici, figli dello stesso Dio. E’ stato questo il forte grido di Francesco, durante la Messa in Coena Domini al Cara di Castelnuovo di Porto, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo a Nord di Roma. Il Papa ha lavato i piedi a 12 profughi. Siamo tutti fratelli, ha ripetuto più volte, opponendo la fratellanza al sangue versato a Bruxelles da chi vuole la guerra.

Si è inginocchiato per lavare e baciare quei piedi che hanno camminato attraverso i deserti, che hanno solcato i mari per sfuggire alla violenza, per raggiungere la salvezza. Piedi di chi ha abbandonato la sua vita nel tentativo di salvarsela. Ha lavato i piedi, così come Gesù fece con i suoi, lui “capo” che “lava i piedi ai più piccoli”. I gesti parlano più delle parole, dice Francesco guardando quegli occhi che portano con sé tanti dolori e tante atrocità. Sono due i gesti nel Vangelo di Giovanni, la lavanda dei piedi e il tradimento di Giuda che vende Gesù per trenta denari ai suoi nemici, spiega il Papa, che poi parla di altri due gesti, il primo quello di fratellanza, che si compie nella Messa a Castelnuovo di Porto:

“Questo, tutti noi, insieme: musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici, ma fratelli, figli dello stesso Dio, che vogliamo vivere in pace, integrati. Un gesto”.

Poi il secondo gesto, quanto accaduto a Bruxelles, colpita dal terrorismo assassino, è lì che va il pensiero del Papa:

“Tre giorni fa, un gesto di guerra, di distruzione, in una città dell’Europa, di gente che non vuole vivere in pace. Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, c’erano altri. Dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato. Dietro quel gesto ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi, che vogliono il sangue, non la pace, che vogliono la guerra, non la fratellanza”.

Ed ecco i due gesti: “Gesù lava i piedi, Giuda vende Gesù per denaro”. Ma solo il primo è un gesto di fratellanza:

“Voi, noi, tutti insieme, diverse religioni, diverse culture, ma figli dello stesso Padre, fratelli. E là, poveretti quelli, che comprano le armi per distruggere la fratellanza. Oggi, in questo momento, quando io farò lo stesso gesto di Gesù di lavare i piedi a voi dodici, tutti noi stiamo facendo il gesto della fratellanza, e tutti noi diciamo: siamo diversi, siamo differenti, abbiamo differenti culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace”.

Ognuno ha una storia, prosegue Francesco, ognuno ha “tante croci e tanti dolori, ma ha anche un cuore aperto che vuole la fratellanza”:

“Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore, perché questa fratellanza si contagi nel mondo, perché non ci siano le 30 monete per uccidere il fratello, perché sempre ci sia la fratellanza e la bontà”.

Poi il saluto agli ospiti del Cara, uno ad uno, 892 strette di mano, 892 sorrisi. E il ringraziamento del Papa a tutte queste persone alle quali chiede di far vedere “che è bello vivere insieme come fratelli, con culture, religioni e tradizioni differenti”, ma tutti fratelli. E tutto questo ha un nome, conclude Francesco: pace e amore.

Radio Vaticana