Il Papa e le omelie: niente artifici né troppi gesti

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“Recuperare il fascino della bellezza – ha detto il Papa questa mattina, all’inizio del suo incontro con i preti di Roma nell’aula Paolo VI – è la cosa centrale dell’ars celebrandi. Recuperare lo stupore, sia di chi celebra che della gente. Bisogna entrare in una atmosfera spontanea, normale, religiosa, ma non artificiale, e così si recupera un po’ lo stupore, quello che si sente nell’incontro con Dio. Quando incontriamo il Signore nella preghiera – ha sottolineato papa Francesco – sentiamo questo stupore, quando non preghiamo in maniera formale, il sentimento dell’incontro, lo stupore, quello che hanno sentito gli apostoli quando sono stati invitati, lo stupore attira e ti lascia in contemplazione, è importante, e contro lo stupore va ogni tipo di artificialità; l’ars celebrandi implica che “si deve pregare davanti a Dio con la comunità, ma normalmente come si prega. Quando troviamo – ha proseguito – sacerdoti che celebrano in modo sofisticato, artificiale, o con i gesti un po’.., o che abusano dei gesti sia da una parte che dall’altra, non è facile che si dia questo stupore o questa capacità di far entrare nel mistero, celebrare è entrare e far entrare nel mistero, è semplice ma è così, se io sono eccessivamente rigido, non faccio entrare nel mistero tutta la forza è in quella forma, e se sono showman, il protagonista della celebrazione, non faccio entrare nel mistero, per dire i due estremi”.

“L’ars celebrandi – ha detto ancora papa Francesco – riguarda proprio il sacerdote che provoca, vive, e con il suo atteggiamento fa che il Signore provochi”.

Introducendo i lavori di oggi, il vicario di Roma, Agostino Vallini, aveva spiegato che quest’anno preti, vescovi e i fedeli più vicini alla Chiesa hanno lavorato sulla Evangelii Gaudium di papa Francesco, in particolare sul punto 135, dedicato all’omelia. Il cardinale Vallini ha citato il “pericolo della nausea della parola nella liturgia”, il rischio, ha detto, che ci siano “parole ripetitive, un po’ logore, astruse o moralistiche”.

“Il problema è presente nella mia agenda”; è stata questa la risposta di Papa Francesco alla domanda di un sacerdote, don Giovanni Cereti, che durante l’incontro con il clero romano ha rivolto una domanda sulla questione dei preti sposati, facendo un paragone, per contrasto, tra la situazione delle Chiese orientali, dove anche gli uomini sposati possono essere ordinati sacerdoti, e quella delle Chiese di rito latino, dove invece è escluso l’accesso al sacerdozio per i non celibi. Durante l’incontro odierno – che per espresso desiderio del Papa, come è accaduto in incontri analoghi durante i viaggi (a Cassano, a Caserta, in Molise), si è svolto in un clima di riservatezza, “a porte chiuse” – Francesco ha rivelato che quando, il 10 febbraio, ha celebrato con sette preti che festeggiavano il loro 50° di sacerdozio, alla messa mattutina di Santa Marta erano presenti anche cinque sacerdoti che hanno lasciato il ministero perché hanno scelto di sposarsi.

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