Il messaggio dei Vescovi di Reggio Emilia per l'inizio dell'anno scolastico

La scuola: l’educazione delle persone come orizzonte comune

L’apertura dell’anno scolastico è un evento che coinvolge la vita di molte famiglie. Quanta emozione suscitano il primo ingresso nella Scuola o il passaggio da un ordine di studi ad un altro! «Come si troverà mio figlio?», si domandano i genitori con una certa apprensione. Gli alunni che muovono i primi passi nella scuola dell’Infanzia e nella Primaria mostrano di solito una grande voglia di socializzare e di imparare, perché sentono di diventare grandi. Il sano protagonismo, che vuol dire partecipazione consapevole e sentimento di corresponsabilità, costituisce un fattore determinante di maturazione della personalità e dovrebbe caratterizzare l’esperienza scolastica anche e soprattutto degli adolescenti e dei giovani. «Per l’uomo non ha nessun valore ciò che egli non è capace di fare con passione» (M. Weber). Si può comprendere bene il fatto che gli Insegnanti, i Dirigenti Scolastici e il personale ATA abbiano nelle loro mani il patrimonio più prezioso di un popolo e dell’intera umanità, i giovani. La loro opera comporta una responsabilità unica, come uniche e irrepetibili sono le persone degli alunni, nessuno dei quali può essere perduto o abbandonato, soprattutto coloro che a vario titolo sono i più deboli. Questa alta considerazione della personalità dell’alunno diventa un’esigenza imprescindibile del nostro tempo, che ha visto un cambiamento epocale dei codici di lettura della realtà ed un’autentica rivoluzione dei modelli di comunicazione, di informazione e di relazioni interpersonali, che spesso hanno disorientato adulti e giovani nel tentativo di dar significato al nuovo volto del mondo. Insieme alle famiglie, è compito della Scuola aiutare i giovani a ricercare il senso di ciò che fanno e dell’intera loro esistenza. Temiamo, in questa linea, che alcuni fatti aumenteranno le difficoltà della scuola a svolgere il suo compito, come l’attuale e notevole riduzione del numero dei docenti, perché indebolisce la possibilità di ascolto dei problemi che gli alunni incontrano. Ugualmente gli insegnanti saranno posti di fronte alla sfida dei nuovi criteri di valutazione, col rischio che ci si limiti a misurare solo la quantità di nozioni acquisite, a prescindere dalla qualità, cioè dalla consapevole rielaborazione e dall’apporto personale dell’alunno. Dobbiamo contrastare e superare un’idea di scuola finalizzata soltanto ad addestrare gli alunni a muoversi agevolmente nell’uso degli strumenti di informazione e di comunicazione, evitando di proporre la ricerca di un senso del loro operare, che vada oltre le facili mete di un’utilità immediata fine a se stessa e di corto respiro. L’impegno di tutti gli operatori scolastici, credenti e non credenti, deve far sì che la dimensione propriamente educativa non sia cancellata dalle priorità riguardanti la società e la scuola. Riteniamo assolutamente necessario recuperare l’educazione all’atteggiamento critico, a comprendere i modi che le culture e le tradizioni hanno elaborato per dare ordine e senso ai diversi saperi, affinché il giovane d’oggi sia messo in grado di dare un nome e un senso originale alla realtà che lo circonda, al di sopra dell’autosufficienza consumistica in sé chiusa ed effimera. In questa luce, merita una rinnovata considerazione l’Insegnamento della religione cattolica (Irc), che non è catechesi per fare proselitismo, ma itinerario culturale di conoscenze aperto a tutti gli alunni, al di là della loro adesione ad una religione. Infatti l’Irc pone al centro la vicenda storica di Gesù di Nazaret, che esalta la dignità della persona umana, da lui difesa a prezzo della vita. Proprio dalla sua testimonianza ha origine il principio stesso della libertà religiosa. Inoltre l’Irc può dare un contributo serio per una scuola vista dalla parte dei ragazzi e del loro diritto a maturare e a trovare il loro posto nella vita. In tale spirito e prospettiva va considerata anche la presenza delle comunità cristiane territoriali, cioè delle parrocchie, chiamate a dialogare con le famiglie e le scuole del territorio, per affrontare al loro fianco le sfide educative del nostro tempo. In anni vicinissimi a noi, Don Pino Puglisi, in un quartiere difficile di Palermo, ha intrecciato la sua missione di pastore con il servizio educativo, rendendo la sua comunità anche una scuola di educazione alla legalità, come via per aver riconosciuta la libertà del proprio essere persona, il diritto dei ragazzi a crescere, a scegliere, a diventare se stessi. Quando, dunque, si pone al primo posto l’educazione dei giovani alla libertà e alla responsabilità, emerge l’importanza decisiva della Scuola, quale orizzonte comune di impegno e di speranza. Ai Vescovi della Chiesa che è in Italia, Benedetto XVI ha recentemente rivolto la seguente indicazione: «La frontiera educativa costituisce il luogo per un’ampia convergenza di intenti: la formazione delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona volontà, interpellando la capacità della società intera di assicurare riferimenti affidabili per lo sviluppo armonico delle persone». Con l’augurio che il messaggio che abbiamo voluto rivolgere — dopo un’attenta riflessione con i nostri collaboratori — per l’inizio di questo anno scolastico, infonda in tutti fiducia e speranza.
+ Adriano Caprioli, Vescovo
+ Lorenzo Ghizzoni, Ausiliare Reggio Emilia,

8 settembre 2010, festa della Nascita di Maria