Il fenomeno. “Bookcrossing”, come e perché lo scambio gratuito di libri

Nato nell’aprile del 2001 (buon compleanno!) e diffuso in 132 Paesi (Italia compresa) è lo scambio gratuito di volumi. E gli scaffali sono panchine, tram, cabine telefoniche…

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Un rocchetto di legno in disuso è stato riutilizzato per ospitare libri usati fuori da una spiaggia di Alassio - Alessandra Cattanei

Che bella l’idea di rendere il mondo un’intera biblioteca all’aperto. Consultabile liberamente “a scaffale”, ma dove gli “scaffali” sono le panchine dei parchi, i mezzi pubblici, o le vecchie cabine telefoniche. È questa infatti l’idea del Bookcrossing, che prevede la condivisione gratuita di libri usati tra chiunque lo voglia fare. In parole semplici, si lascia in giro per la città – in genere in piccoli contenitori appositamente creati – un libro che si è letto, per donarlo a chi lo vorrà prendere dopo di noi. E nello stesso tempo si vede se c’è un titolo che ci interessa leggere e lo si porta a casa, senza timori.

 

Il fenomeno ha trovato una sua definizione e organizzazione in America con la nascita nell’aprile del 2001 del sito bookcrossing.com, che opera da Sandpoint, Idaho, e a cui fanno riferimento i bookcrosser di tutto il mondo. Un sistema che si è diffuso rapidamente in 132 Paesi e ovviamente anche in Italia, da nord a sud, nelle grandi città ma anche nei centri abitati più piccoli. A proposito, il 23 aprile c’è un’altra ricorrenza importante: è infatti la Giornata mondiale del libro.

 

La necessità di condividere

Il tutto probabilmente nasce da una profonda necessità di cui abbiamo sempre più bisogno soprattutto negli ultimi tempi: condividere con gli altri una parte di noi. La missione indicata sul sito ufficiale bookcrossing.com è di una naturalezza disarmante “Molto semplicemente – si legge – vorremmo unire le persone attraverso i libri”. E nel contempo magari contribuire anche a rilanciare la lettura, credendo nella sua fondamentale funzione di accrescimento personale. E poi ancora abbracciare l’idea che niente debba essere sprecato e buttato ma che si possa trovare per molti oggetti una nuova casa pronta ad accoglierli. E’ per tutti questi motivi che sono nati, e si sono diffusi rapidamente gruppi di bookcrosser, una vera e propria community molto attiva sui social ma anche nella organizzazione di iniziative in giro per le città.

 

La carta d’identità dei libri

La procedura ufficiale prevede innanzi tutto che il libro da rilasciare sia usato. Se vogliamo comportarci da veri ‘corsari’ (questo il termine italiano per indicare gli attivisti) aderendo alle regole di questa modalità, dobbiamo registrarlo, gratuitamente, al database collegato al sito Bookcrossing.com, attivo in 132 paesi, ricevere una etichetta con codice identificativo (BCID – Book Crossing ID) da apporvi sopra e mettere in circolo il volume da condividere.

Il nuovo lettore – o temporaneo proprietario – dovrebbe arricchire la ‘carta d’identità’ on line del libro da lui raccolto con alcune informazioni, tra cui il passaggio nelle sue mani e eventuali commenti sul suo contenuto.

E attraverso il suo codice identificativo il libro può essere tracciato in qualsiasi momento per sapere dove si trovi. Se quindi abbiamo messo in circolo un nostro libro per condividerlo con gli altri e siamo curiosi di sapere in quale parte del mondo sia, possiamo consultare la sua scheda e trovarci tutte le informazioni sulla sua seconda vita e scambiare opinioni con i suoi nuovi lettori. I dati più aggiornati – ci dice il sito – contano più di 1.900.000 BookCrosser attivi che hanno registrato collettivamente più di 13 milioni di libri che si stanno muovendo per il mondo.

 

Liberare i libri

L’idea che con il Bookcrossing i libri vengano liberati – così si dice in gergo – è molto suggestiva. Non che fossero imprigionati, si intende. Ma l’idea è proprio quella di permettere loro di circolare liberamente nel mondo e per dare ad altri il piacere che abbiamo avuto noi nella loro lettura.

Se vogliamo provare anche noi, possiamo seguire diverse modalità. Aderire a una delle iniziative collettive organizzate dalla Community, come quella del 2006 per festeggiare i primi 5 anni di attività, che ha visto il rilascio In contemporanea di oltre 1.700 volumi in tutta Italia.

Altrimenti cercare una delle Official Crossing Zone (zone ufficiali di scambio) registrate sempre sul sito – dove rilasciare i nostri volumi, in qualsiasi momento, per farli trovare da altri appassionati come noi.

Ma molti preferiscono il ‘rilascio in libertà’ abbandonando i testi in un luogo pubblico, sul treno, sulle panchine, sui mezzi di trasporto, dopo aver terminato la loro lettura.

 

A dispetto dei dati ‘ufficiali’ riportati dal sito, dove l’Italia non figura tra i 10 paesi al mondo più attivi in questa attività, negli ultimi tempi è sempre più facile trovare in giro per le città – piccole o grandi che siano – degli spazi adibiti a tale funzione, che spuntano nei vari angolini dei nostri quartieri.

Per la nostra realtà infatti i dati sono sicuramente sotto stimati perché tante iniziative non sono sicuramente registrate. Fuori dalle chiese, o in altri punti di passaggio e aggregazione. In questo caso si creano delle mini librerie quasi sempre con contenitori di recupero – questa è comunque la logica – o sfruttando cavità naturali come un vano all’interno del tronco di un albero.

Ma la fantasia è veramente illimitata e queste Free Litte Libraries sono diventati dei simpatici elementi di arredo urbano.

E se è vero – come recitano i fondatori della Comunity – che i book crosser sono “le persone più generose, innovative, amichevoli, di buon cuore, bizzarre, divertenti ed educate sulla faccia della terra”, noi italiani dovremmo essere al primo posto. Se siamo appassionati lettori quindi, proviamoci anche noi. “Sii creativo! – sprona il team fondatore . I Book crosser hanno una infinità di modi per scambiare libri e stabilire nuove conoscenze.” L’importante è tenere in vita queste iniziative. Prendendo e donando.

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