Il 13 e il 14 settembre a Stoccolma la nuova tappa del Cortile dei gentili dedicata al rapporto tra scienza e fede

di Giulia Galeotti

Salendo a Nord, il Cortile dei gentili lancia una sfida alla patria dei Nobel: al centro della due giorni di Stoccolma v’è, infatti, il rapporto tra scienza e fede. L’apertura, il 13 settembre, è affidata al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e allo scrittore Georg Klein. Seguiranno una lunga serie di duetti. Il primo (“Cosa significa credere e non credere?”) tra Ulf Danielsson, professore di fisica all’università di Uppsala, e Ingemar Ernberg, biologo e autore del libro Cos’è la vita?. Su “Esiste un mondo non materiale?” si interrogheranno invece Antje Jackelé, vescovo della Chiesa di Svezia e Per Christian Jersild, scrittore e medico, mentre Ylva Eggehorn (scrittrice) e Åsa Wikforss (professore di filosofia all’università di Stoccolma) duetteranno su “Cos’è un uomo?”. Il 14 settembre, invece, attorno a “Cosa significa credere e non credere?”, si confronteranno Anders Carlberg, scrittore e fondatore del Fryshuset, e Linnea Jacobsson, vicepresidente dei Giovani cristiani di sinistra. Seguiranno i duetti tra Jessica Schedvin e Christer Sturmark (presidenti, rispettivamente, dei Giovani Umanisti e degli Umanisti Secolari), e tra Per Wirtén (scrittore) e Fazeela Zaib (agente di pace e blogger). Gli incontri del primo giorno si terranno all’Accademia Reale delle Scienze, quelli del secondo a Fryshuset, il più grande centro di attività sociali per giovani in Europa, che accoglie ragazzi in difficoltà.
Assente (perchè costretto a rinunciare all’ultimo) lo scrittore Torgny Lindgren. Grande selezionatore di parole, ispirato dalla tradizione orale contadina; tessitore del silenzio, radicato insieme nella Svezia profonda, nella tradizione biblica e nella letteratura europea, la sua poetica parrebbe essere che nessuna condanna è definitiva: la grazia non ha regole, e può arrivare nell’istante e dalla direzione più imprevedibili. Le pagine di Lindgren ci dicono che il confine fra vero e falso nel mondo delle cose e delle persone è molto più che labile: è privo di senso in un mondo retto da una fantasia che non conosce confini, bizzarra, arguta, gotica a tratti, ma mai tetra. Sono romanzi imbevuti di azione quelli di Lindgren.
Un’azione, però, affidata alla parola e alla riflessione: le azioni spericolate e rocambolesche scaturiscono dalla parola, dalla sua capacità di svelare non tanto ciò che è vero, quanto ciò che è retto.
“Gli feci osservare che la maggior parte delle sciagure del nostro tempo sono state causate dalla lettura e dalla scrittura. Le formule chimiche. Il codice genetico. I programmi di partito. Le dichiarazioni di guerra. Le autorità. La bomba atomica”: è Torgny Lindgren tra scienza, fede e letteratura. In attesa che l’autunno di impegni annullati finisca.

(©L’Osservatore Romano 12 settembre 2012)