Identikit del Pontefice che verrà

Dai cardinali indicazioni sul sucessore: non troppo anziano, riformatore, aperto al mondo e di predicazione profonda: un mix che farebbe di lui una figura carismatica
Andrea Tornielli – vaticaninsider
Città del Vaticano

«Che ci voglia un Papa non troppo anziano e con un buon vigore fisico, ce l’ha indicato Benedetto XVI nel suo discorso di rinuncia. Che non debba essere troppo giovane lo ripetono in molti dei miei confratelli, per evitare un pontificato di trent’anni. Che serva un Pontefice in grado di riformare la Curia lo pensano in tanti. Che i fedeli attendano un Papa pastore in grado di proporre il messaggio positivo, lo sappiamo bene tutti…». Il cardinale che si prepara a entrare in conclave tormenta con le mani un’antica stilografica d’argento. Sa bene di non essere «papabile». Anche lui, come hanno già fatto altri porporati elettori in dialoghi privati o pubbliche interviste, sintetizza in pochi tratti l’identikit del successore ideale di Benedetto XVI.

L’età e la forza fisica, questa volta, sono destinate a pesare. Come lo furono nel secondo conclave del 1978, quello che si svolse dopo la morte repentina e inaspettata di Papa Luciani: gli elettori scelsero come successore un cardinale cinquantottenne. Benedetto XVI, dimettendosi, ha detto: «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo». Anche se la possibilità della rinuncia, dopo il precedente di Ratzinger, potrebbe aprire la strada anche un successore molto giovane, diversi cardinali sembrano ritenere più probabile «un’età attorno ai 65-70 anni». Sessantacinque anni è l’età a cui venne eletto Paolo VI, il papa che aveva lavorato per decenni in Segreteria di Stato e la conosceva come le sue tasche. Una qualche pratica dei meccanismi curiali è richiesta al candidato ottimale, anche perché già diversi porporati hanno indicato come una delle priorità del prossimo pontificato la riforma della Curia romana, un ridimensionamento della Segreteria di Stato, una maggiore collegialità.

Il prossimo Papa dovrebbe dunque avere, secondo queste indicazioni, le qualità di riformatore e la determinazione dimostrate da Pio X agli inizi del Novecento. Nel caso il prescelto non avesse spiccate doti di governo, dovrebbe essere subito affiancato da un Segretario di Stato in grado di aiutarlo adeguatamente: anche per questo molti considerano indispensabile che il nuovo eletto non confermi gli attuali collaboratori curiali fino alla scadenza del quinquennio di nomina, ma chieda a tutti la disponibilità ad essere sostituiti nel giro di pochi mesi per poter formare una nuova squadra.

Un altro aspetto che sarà tenuto in considerazione nell’identikit, è quello dell’essere un uomo spirituale e un vero pastore. Un Papa che sia capace di parlare al mondo, annunciando in modo positivo e propositivo il messaggio evangelico, e che cerchi di superare confini e steccati per raggiungere anche i lontani dalla fede, come aveva fatto con il suo sorriso Giovanni XXIII, il «papa buono». Dovrà apparire più come pastore che come capo di Stato, ed è per questo che, nonostante le ragioni di sicurezza, già diversi cardinali vedrebbero con favore un ridimensionamento dell’apparato delle guardie del corpo che circondano il Pontefice, come pure una maggiore sobrietà nei riti da lui celebrati.

L’identikit ideale prevede poi che abbia anche tratti carismatici, in grado di esprimere il volto di una Chiesa comunicativa, come ha saputo fare Giovanni Paolo II. E che sia in grado di far sentire la voce del papato a livello internazionale, sui grandi temi della pace, dello scontro e dell’incontro di civiltà, nel rapporto con le altre religioni, come lo stesso Wojtyla ha fatto. Quello che mancherà di più alla Chiesa, dalle 20 di giovedì sera, quando Benedetto XVI, libero dal peso del pontificato, diventerà un vescovo vestito di bianco e «Papa emerito», saranno le sue catechesi e le omelie, come pure i suoi dialoghi e gli interventi a braccio. Difficile immaginare chi possa aspirare a raccogliere l’eredità di un magistero così profondo ed essenziale, alla cui ricchezza il successore, chiunque sia, potrà continuare ad attingere. Anche agevolato dal fatto che Ratzinger vivrà accanto a lui in Vaticano.