I dolci sogni dei nonni seduti nell’angolo della stanza

Avvenire

Un senso di incertezza penso resterà nel mondo quando questa epidemia sarà passata. Anche se avremo vinto contro di lei troppe saranno state le vittime scelte dalla sua volontà senza il nostro consenso. Avremmo scelto diversamente? Forse in qualche caso, ma non certo con questa specie di caparbietà, quasi una ricerca di ingiustizia. Ci è sembrato alle volte che la morte veloce cercasse chi più era amato, chi avrebbe chiesto maggiore quantità di lacrime per raggiungere un futuro certo anche se differente da quello già vissuto e la capacità di maggior dolore. Quanti invece stanno morendo soli nei letti bianchi senza un po’ di cielo in alto, come senza speranza. Eppure lontano dagli ospedali c’è chi prepara il nuovo futuro di lavoro, di scoperte per la vita che verrà. C’è chi ha conservato la mente positiva, la volontà di riprendere antichi progetti ma bisogna ascoltare anche le voci nuove che, gli occhi più giovani vedono piu lontano e più in fretta. Finita questa epidemia il nostro mondo non sarà più lo stesso. Molto ci avrà insegnato il dolore così diffuso, la perdita di amore vissuto per tanto tempo Abbiamo superato guerre, epidemie, la presenza dolce e silenziosa degli anziani nell’angolo delle nostre stanze. Il male non perde ancora la sua forza, ma appena si fa vedere meno sicuro di sé. L’umanità cerca di salvarsi e di combattere con armi diverse questo nemico forte e ancora sicuro di sé, eppure l’umanità ha superato con differenti difficoltà situazioni simili a questa anche se ridotta di numero e di luogo. Oggi il dolore diventa universale in pochi minuti e non c’è un posto tanto sicuro dove ripararsi, anche se sei ricco, giovane, coraggioso. Una malattia che pretende soprattutto, la costanza, la prudenza, il silenzio, l’attenzione. Qualità che richiedono forza d’animo, capacità di auto gestire la propria giornata e sopratutto di avere inventiva e fantasia per aiutare i più giovani da una parte e i più anziani dall’altra. Attraverso le nuove medicine che stiamo tentando di offrire al nostro corpo forse questa pandemia finirà. Quanto avremo imparato allora dalla nostra volontà di non abbandonare la vita, di credere alla ragione di avere un compito serio e giusto nel consumare gli anni su questa terra che ci ha dato la vita, ci ospita, ci chiede di migliorare e mantenere la sua bellezza, la sua forza, la fantasia per un futuro diverso e forse migliore. Nei secoli trascorsi abbiamo superato guerre, alluvioni, terremoti e ancora oggi siamo nei capricci del tempo. Questo mondo che pare abbia perduto l’antica pace di cui ci parlavano i vecchi quando eravamo bambini, seduti su uno sgabello ad ascoltare storie che sembravano vere ed erano invece i sogni dei nostri nonni. Allora si andava un mese prima a cercare nel bosco l’albero per il Natale e sembrava già festa.