I colori dell'anima

Avrei voluto parlare dell’anima, ma confesso che mi sono smarrito. Che faccia ha per poterla mostrare al mondo la nostra anima occidentale, quel ‘ qualcosa in più’ del corpo che ci è stato detto e che sentiamo di possedere, quel principio immanente della vita secondo Platone, quel principio di vita individuale secondo san Paolo, o quel principio fondamentale del sentimento e dell’intelligenza, secondo Aristotele? Non lo sappiamo, ci stiamo accorgendo di non saperlo più. Ogni definizione sembra insufficiente a riempire il vuoto in cui ci troviamo a fluttuare senza riuscire a darci una bandiera. Ma innalzare bandiere è ritenuto un gesto sconveniente, di gusto perfino un po’ volgare. Eppure, al di là delle nostre omogeneizzate facce quotidiane, chi siamo noi? È allora che bisognerebbe alzare i colori delle nostre anime, anche se vessilli piuttosto laceri, infischiandocene se mostrare la nudità della propria anima può sembrare più offensivo del comune senso del pudore che non mostrare la nudità del proprio corpo. L’anima è fatta di ciò in cui credo, ma se non credo in nulla sarà meglio lasciarla appesa nell’armadio insieme con le vecchie cravatte. Di qui nasce il nostro sconcerto, la nostra insofferenza di uomini occidentali di fronte al credo altrui esposto perfino come provocazione al nostro falso pudore. (di Ferruccio Pedrazzoli – avvenire)