Hiroshima, l’ex sindaco: assurda l’idea di un’altra bomba

«Come ex sindaco di Hiroshima, come cittadino giapponese e del mondo, inorridisco alla sola ipotesi di utilizzare di nuovo un’arma nucleare. E oggi non si tratta solo di un’ipotesi: c’è qualcuno che l’ha minacciato per davvero, Putin. Già questo, di per sé, è un crimine. E va denunciato e scongiurato». Tadatoshi Akiba, 80 anni, studi di matematica al prestigioso Mit, prima di iniziare una lunga attività politica, è stato per oltre dieci anni sindaco di Hiroshima.

«Il sindaco», come lo ricordano ancora un po’ tutti qui in Giappone e anche all’estero, grazie all’impegno che per anni ha profuso per mantenere viva la tragedia della bomba e le devastanti conseguenze che ancora oggi, a quasi 80 anni di distanza, continuano a subire decine di migliaia di sopravvissuti, i cosiddetti hibakusha.

«Sono oltre centomila, questi disgraziati – spiega Akiba, che in questi giorni si è fatto promotore di una petizione online in cui chiede a Putin di dichiarare solennemente che non userà per primo l’arma nucleare – alcuni erano ancora nel grembo delle loro madri, al momento dell’esplosione. Sono nati deformi, o con gravissime malattie congenite, e conducono una vita piena di sofferenze e disperata. Ecco, io vorrei che Putin e tutti i leader delle potenze nucleari ne incontrassero almeno uno, di questi sopravvissuti, e venissero a visitare il Museo della Bomba. Nessuno, dopo avere visto certe cose, può pensare di rifare la stessa cosa».

Qualcuno parla di armi nucleari tattiche, utilizzabili «localmente», con effetti devastanti ma circoscritti. L’altro ieri il Pentagono ha rinnovato l’allarme…

Anche le bombe di Hiroshima e Nagasaki erano tattiche. E circoscritte. Andate a fare questi discorsi a chi le ha subite. Chi immagina una qualsiasi “sostenibilità” del bombardamento nucleare è un criminale, e dovrebbe vergognarsi. E guardi che non è la prima volta che esprimo la mia indignazione: nel 2016, quando l’allora premier inglese Teresa May si dichiarò pronta, in caso di necessità, ad autorizzare un bombardamento nucleare che poteva uccidere sul colpo 100mila persone le mandai una lettera durissima, alla quale ovviamente non rispose».

Lei è anche l’unico sindaco di Hiroshima che ha

incontrato un presidente Usa in carica, Barack Obama…

È vero, ma purtroppo è avvenuto a Washington, in occasione del Congresso mondiale dei sindaci per la Pace, di cui sono socio fondatore. In quell’occasione mi promise di venire ad Hiroshima, promessa che ha mantenuto, ma solo dopo aver concluso il suo doppio mandato.

L’attuale premier del Giappone, Fumio Kishida, è originario di Hiroshima. Non le sembra poco coinvolto sulla questione nucleare?

È vero, debbo dire che non ho mai avuto molta fiducia in lui, come rappresentante dei cittadini di Hiroshima. Ha sempre avuto altre priorità… Ora però si è appellato anche a lui, gli ha consegnato le 90mila firme raccolte chiedendogli di «girarle» a Putin. Pensa che lo farà?

Spero di sì, ma temo di no: ripeto, penso abbia altre priorità.

E che cosa pensa del fatto che il Giappone, unico Paese ad avere subito il bombardamento nucleare, non abbia ancora firmato il Trattato per la non proliferazione?

Una cosa indegna: avremo dovuto essere stati i primi. Lei auspica l’abolizione di tutte le armi nucleari, ma come primo passo, non sarebbe sufficiente un impegno di tutte le potenze nucleare a rinunciare al cosiddetto «primo colpo»?

Certo, anche di questo avevamo parlato, a suo tempo, con il presidente statunitense Barack Obama. Mi sembrava seriamente convinto. Ma poi ha cambiato idea, o gliel’hanno fatta cambiare. In ogni caso, che io sappia, al momento solo la Cina e l’India hanno preso pubblicamente questo impegno.

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Tadatoshi Akiba ha raccolto 90mila firme indirizzate al capo del Cremlino perché dichiari di non voler usare per primo l’arma

La petizione di Tadatoshi Akiba