Giovani. Duemila in Indonesia per la Gmg dell’Asia

I numeri non sono certo quelli di una Gmg. Ma lo spirito con cui circa 2.000 ragazzi e ragazze provenienti dalleChiese cattoliche di tutta l’Asia sono in viaggio verso Yogyakarta è comunque lo stesso. Da ieri e per un’intera settimana è infatti l’Indonesia a ospitare la settima edizione della Giornata della gioventù asiatica, l’evento ecclesiale promosso dalla Fabc – la federazione delle Conferenze episcopali del continente – per dare una possibilità di incontro anche a livello locale ai giovani cattolici. Si tratta di un momento molto importante per comunità che – a parte le eccezioni delle Filippine e Timor Est – quasi ovunque sono piccola minoranza accanto ad altre grandi religioni. Per questo per molti è la Giornata asiatica della gioventù il luogo dove sperimentare concretamente che non si è soli nel cammino e condividere esperienze nella vita di fede.

Ancora più significativo poi è il fatto che per la prima volta, in quest’occasione, l’incontro dei giovani cattolici dell’Asia si tenga in un Paese a maggioranza musulmana. Un Paese che tra l’altro – con i suoi 260 milioni di abitanti – è anche il più popoloso Paese musulmano al mondo. Si capisce allora come il tema scelto per questa edizione – «Gioventù gioiosa dell’Asia. Vivere il Vangelo nell’Asia multiculturale» veda il centro il rapporto tra la vita cristiana e il dialogo con le altre religioni. Il programma ricalca quello classico delle Gmg: fino al 1°ì agosto i gruppi provenienti da 24 diversi Paesi del continente (dal Bangladesh alla Cambogia, dalla Thailandia al Myanmar…) faranno tappa nelle undici diocesi dell’Indonesia, per poi ritrovarsi insieme da mercoledì 2 agosto al centro fieristico di Yogyakarta. Città scelta per un motivo particolare: «È una delle località a maggiore vocazione multiculturale dell’arcipelago – ha spiegato in un’intervista a Mondo e Missione monsignor Pius Prapdi, vescovo di Ketapang e presidente del comitato organizzatore –. Lo testimoniano la presenza insieme del Palazzo del sultano, del complesso buddhista del Borobudur e del tempio induista di Prambanan; ed è anche un luogo dove convivono in armonia etnie, fedi e culture. Inoltre Yogyakarta è soprannominata la ‘città degli studenti’ perché meta di molti giovani che vengono a studiare nelle sue scuole e università, alcune delle quali di ispirazione cattolica». La scelta di tenere in Indonesia questa Giornata asiatica della gioventù venne annunciata personalmente da papa Francesco, al termine del precedente incontro tenutasi in Corea nell’estate 2014.

In questi tre anni, però, l’appuntamento ha assunto un’importanza particolare anche per il Paese ospitante, dove la dottrina nazionale della Pancasila – che ha nell’unità oltre le differenze religiose uno dei suoi capisaldi – deve oggi fare i conti con la sfida posta dai movimenti islamisti e dalle stesse formazioni jihadiste che cercano in Estremo Oriente nuove roccaforti. Emblematica in proposito è stata la vicenda dell’ex governatore cristiano diJakarta Ahok, molto vicino al presidente indonesiano Joko Widodo eppure ugualmente condannato a due anni di carcere per blasfemia a causa di una frase pronunciata in campagna elettorale contro i suoi oppositori. Quello degli estremisti resta però un volto minoritario in Indonesia. E a provarlo alla Giornata asiatica della gioventù sarà anche un segno concreto: tra i partecipanti vi saranno anche dei giovani musulmani, provenienti da università islamiche. «È un’ottima opportunità per costruire ponti e un dialogo tra le culture a livello asiatico – spiega Rifqi Fairuz, il coordinatore di questo gruppo –. Un modo per far sì che la diversità dell’Asia non venga erosa dall’esclusivismo e dalla spinte identitarie legate alle turbolenze politiche globali. Se non siamo noi giovani a superare le barriere, chi altro può farlo?».

Avvenire