Giornata internazionale delle Cooperative. Dar vita a uno sviluppo che includa

L’ambiente e la società sono un patrimonio intergenerazionale, proprio come le cooperative. Una società che vuole crescere secondo il paradigma dello sviluppo sostenibile mette al centro del proprio modello la persona, il territorio, l’ambiente dove l’innovazione non è un fine, ma un mezzo attraverso il quale valorizzare le risorse a disposizione. Per noi cooperatori il “modello 4.0” implica un mix inscindibile tra sviluppo, innovazione e sostenibilità. I risultati finali non possono essere né i tagli salariali né le riduzioni dell’occupazione. L’innovazione non può avere come effetto la semplice e brutale remunerazione del capitale, ma deve essere uno strumento attraverso il quale migliorare le condizioni delle imprese, dei lavoratori, dei territori, dei distretti interessati e dell’ambiente: il più prezioso dei nostri beni intergenerazionali che abbiamo il compito di preservare e trasferire alle generazioni che verranno. Un’intergenerazionalità che richiama il ruolo e il valore delle cooperative nate per rispondere a esigenze e creare lavoro. Intercettare bisogni e trasformarli in opportunità.

Dare vita a uno sviluppo che includa e non che escluda così come previsto nei 17 obiettivi di Agenda 2030. Le cooperative hanno nel loro patrimonio genetico la capacità d’inclusione che si declina in diversi modi: con le cooperative di comunità per restituire servizi e ridare vita a territori marginali e fragili che sarebbero condannati a spopolarsi. Con i workers buyout che ricreano quel lavoro perduto con i lavoratori delle imprese fallite che diventano imprenditori di se stessi. Nelle startup che permettono a giovani e donne di trasformare in impresa le loro idee. Donne che trovano nelle cooperative il loro ascensore socioeconomico per livello di occupazione (58% dell’occupazione nelle cooperative) e il livello di governance (26,6%). Nel welfare portando servizi ad anziani, minori e disabili che non possono accedere a cure private, perché fuori portata e neanche a quelle pubbliche, perché i tempi sono lunghi o i servizi lontani e inaccessibili. Non si tratta di un progetto, ma della terza via al welfare, quella cooperativa, sussidiaria al pubblico con le cooperative sociali e socio-sanitarie che raggiungono, con i loro servizi, 7 milioni di italiani.

Nell’agroalimentare dove le cooperative valorizzano il lavoro di quasi un milione di soci produttori che conferiscono il prodotto, fanno aggregazione e riescono a intraprendere la via dell’export e tanto più incrociano nuovi mercati, tanto più riescono a remunerare i loro soci e a valorizzare il loro territorio. Nel credito tenendo aperti sportelli bancari dove tanti altri servizi sono in ritirata perché non è redditizio. Con punti di vendita al consumo e al dettaglio anche in piccoli centri che altrimenti sarebbero abbandonati a se stessi. Nei servizi e nei trasporti merci e persone.

Nei progetti di cooperazione allo sviluppo quando provano a innescare sviluppo dal basso nei Paesi poveri, perché solo così potranno emanciparsi dalla miseria e imboccare percorsi di crescita della loro qualità della vita. Le sfide che abbiamo davanti sono a dir poco impegnative. Dobbiamo fare i conti con un Paese, il nostro, che, come fotografa l’Istat, diventa sempre più vecchio e assiste alla erosione quasi totale della classe media. Un impoverimento reale se pensiamo che 12,2 milioni di persone rinunciano alle cure sanitarie, secondo l’ultimo rapporto sul welfare del Censis e abbiamo oltre 4,5 milioni di persone che vivono in condizioni di assoluta povertà e per i quali, seppur non ancora a carattere universale, l’Italia con l’adozione del Rei si sta allineando ad altri Paesi europei. La cooperazione deve continuare a fare la sua parte colmando i vuoti lasciati dalla finanza e dal pubblico. È con questo impegno che viviamo oggi la Giornata internazionale delle Cooperative che si festeggia nel mondo dal 1923 per il ruolo sociale prima che economico svolto dalla cooperazione. Lo sviluppo sostenibile è un modello in cui ciascuno fa la propria parte per consegnare alle future generazioni un ambiente migliore e una società che non lasci indietro chi è più fragile. Noi ci siamo.

da Avvenire