In casa lavora solo Jacopo perché «Claudia un impiego lo ha – spiega – ma per le gravidanze è lontana da cinque anni. Adesso la sua azienda non può aspettare ancora perché ritorni. Abbiamo bambini piccoli e genitori giovani, che ancora lavorano e che non possono fare i nonni a tempo pieno ». Caterina va alla scuola materna paritaria «ma non potremo permetterci la stessa scuola anche per Matteo. Ci consoliamo pensando che sebbene non tutte le scuole si equivalgano, il bene dei figli non risiede solo in un’istruzione adeguata». La crisi non ha cambiato nulla? «Ha ristretto la scala delle priorità, ci ha costretto a chiederci perché facciamo una cosa invece di un’altra. Non ha cambiato l’origine e lo scopo di ogni decisione che è sempre la nostra famiglia e il suo benessere».
Quando hanno deciso di sposarsi, Matteo e Valeria, entrambi 26enni di Chieti, non si trovavano in quella che si potrebbe definire una condizione ottimale: lui, laurea in ingegneria elettronica, lavorava da pochi mesi in una piccola azienda, mentre la sua fidanzata, dopo mesi di impieghi precari e una causa di lavoro in corso, era disoccupata. Lo scenario economico era duramente segnato dalla crisi: la Val Pescara, fatta di microaziende in difficoltà e grandi gruppi in smobilitazione, per di più con una vocazione prevalentemente commerciale, la più colpita dal calo vertiginoso dei consumi. «Ma non ci siamo lasciati intimorire. Abbiamo ristrutturato un piccolo appartamentino e ci siamo sposati l’anno scorso il 5 agosto». Matteo ricorda con precisione un particolare: «Quando il ristorante ci propose alcune date, tra cui il 5 agosto, ci accorgemmo che il vangelo di quel giorno era quello che dice “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Per noi è stato l’ennesimo messaggio chiaro». La Provvidenza ha ripagato la fiducia: il 14 novembre scorso Valeria ha vinto la sua causa di lavoro e il giorno dopo ecco una notizia ancora più bella: l’arrivo del primo figlio.
Un scelta «impegnativa ma possibile» – recita il messaggio della Cei – «che richiede alla politica una gerarchia di interventi – conclude – e la decisione chiara di investire risorse sulla persona e sulla famiglia, credendo ancora che la vita vince, anche la crisi».