Finirà il mondo ma la vita non avrà mai fine

Valga per tutti il lapidario commento di Sandra Noble, direttrice della Fondazione studi mesoamericani della Florida: «Profezia maya? Fine del mondo? Un’invenzione assoluta. E un’opportunità per molte persone di fare profitto».

A questo punto possiamo pure parlarne, della fine del mondo attesa per domani, purché non pretendiamo da noi stessi di essere sempre irrimediabilmente seri. La materia non lo consente. Consideriamo ad esempio quanto da tempo sta accadendo in un villaggio di duecento anime sui Pirenei francesi, Bugarach, nell’Aude.

Per motivi che – lo confessiamo – non abbiamo avuto voglia di approfondire, la Terra verrà annichilita tutta tranne Bugarach, meta d’improbabili pellegrinaggi di devoti new age e semplici curiosi. In giro è possibile trovare sassi fortafortuna di Bugarach e bottiglie di acqua prodigiosa di Bugarach, mentre un bugarachese pare abbia ammesso, ridendo a crepapelle, di affittare il suo quadrilocale a 1500 euro al giorno. Fatto sta che da ieri la strada per Bugarach è chiusa e il suo spazio aereo interdetto. Non sarà la fine del mondo, ma per le autorità dell’Aude è già la fine della pazienza.

E che dire del Cerro Uritonico, picco argentino non lontano da Cordoba? Pare, anzi è sicuro, che gli Ufo domani sbarcheranno proprio lì; pare, ma non è sicuro, che circa 15 mila pellegrini si stiano assiepando alle sue pendici per un «suicidio espiritual magico» ma alcuni di loro smentiscono, affermando che sarà solo una «grande festa per il cambiamento». Niente suicidi, al massimo qualche sbronza.

Altro continente, l’Asia misteriosa e l’enigmatica Cina, provincia di Qinghai: si segnala l’arresto di circa 500 adepti a una setta catastrofista. Le autorità cinesi, evidentemente, nutrivano fondati sospetti che la setta intendesse accelerare, a modo suo, la fine del mondo, non fidandosi del tutto dei Maya.

Se poi contiamo filmoni hollywoodiani, documentari di History e Discovery Channel, pubblicazioni di varia natura, gadget di sopravvivenza, la profezia maya – proprio come annota Sandra Noble – si sta rivelando un ottimo affare per moltissimi, esclusi i poveri Maya che avrebbero tutto il diritto di pretendere le royalties, perché l’idea della catastrofe del 21 dicembre 2012 in fondo è loro.

Un affare a colpo sicuro. Niente attira di più la curiosità degli esseri umani che le catastrofi, da osservare comodamente in poltrona, a placare l’ansia di autodistruzione che da sempre alberga dentro di noi, ora giù nelle profondità più inaccessibili dell’anima, ma in certe epoche – come la nostra – a fior di pelle. Ma niente, proprio oggi, ci fa più sospirare di una possibilità di reale, radicale, benefico cambiamento, innanzitutto spirituale, che restituisca slancio a un’umanità in fase di oggettivo stallo: senza grandi progetti, privi di formidabili speranze, con mete a corto raggio e di cortissimo respiro.

Poiché le uniche profezie buone sono quelle che noi umani ci ingegniamo di far avverare, la speranza è che, superata la data-simbolo del 21 dicembre, cominciamo a guardare alla nostra vita e ai nostri giorni futuri con maggiore ottimismo e slancio. Per il resto, conviene scherzare. Il vero pericolo per la Terra non l’hanno indicato i maya ma l’ha scritto Douglas Adams nella sua ironica e ammonitrice Guida galattica per autostoppisti. Adams si diverte a demolire il pianeta nelle prime pagine: perbacco, dove sta la Terra deve passare un’autostrada iperspaziale, voi terrestri potevate fare ricorso con l’apposito modulo nell’apposito ufficio sul pianeta Sirio, l’ignoranza dei regolamenti non è una scusa, non ci siete andati? Peggio per voi. Altro che maya, la vera insidia mortale sono la burocrazia e l’ottusità, e tutto il cosmo è paese.

Umberto Folena – avvenire.it