Estate, l’arte del viaggiare lento

C’è un giornalista modenese che, con i suoi libri, indaga da anni le tante sfaccettature interessanti della cosiddetta Italia minore. Riccardo Finelli, dopo aver raccontato i comuni più piccoli d’Italia, le isole minori, il viaggio di Garibaldi 150 anni dopo, si è cimentato ora con la “Transiberiana d’Italia”. Ha camminato per 120 chilometri sui binari dismessi della Sulmona-Carpinone, una ferrovia pazzesca che racconta un pezzo d’Italia e d’Appennino assolutamente inedito.

 

Il risultato è “Coi binari fra le nuvole” ( Neo Edizioni), qualcosa più di un diario di viaggio.
“C’è, o forse c’era, una linea ferroviaria incredibile. Che dal cuore dell’Abruzzo si arrampica attraverso il West della Maiella e dei grandi altopiani, s’intrufola nelle pieghe della terra dei Sanniti e raggiunge Napoli, l’antica Capitale”spiega Finelli. “Per farlo lancia (o lanciava) una sfida ardita: cavalcare la cresta dell’appennino per il lungo, longitudinalmente.
Non è solo un modo di trasportare persone o cose. Ma anche un’idea di Paese. L’idea, ottocentesca e nostalgica a vederla oggi, che l’Italia debba essere unita tirando le nervature della propria spina dorsale. Per unire le genti di province estreme, che messe al quadrato però, formano un tutt’uno”

Lo scrittore Paolo Merlini.

Lo scrittore Paolo Merlini.

Il viaggio di Finelli viene raccontato sia per chi vuole percorrerlo comodamente seduto su una sdraio, sia per chi vorrà farlo a sua volta. Con lo stesso stile scrive Paolo Merlini, autore di “L’arte del viaggiare lento” (Ediciclo). Merlini è un maestro nel muoversi su e giù per l’Italia (e non solo), utilizzando quasi esclusivamente autobus e in seconda battuta ferrovie locali. Una passione nata e coltivata da giovane, quando Merlini studiava a memoria gli orari delle corriere e viaggiava con la mente lungo queste “misteriose e magiche tratte”.

“A conoscerla bene, la rete di trasporti pubblici locali ti porta praticamente in qualsiasi angolo d’Italia in modo ecologico e economico” spiega l’autore. “Con un mezzo pubblico percorri strade provinciali e secondarie, dove è ancora possibile godersi il bel paesaggio del nostro paese, non insultato e sfregiato dal cemento. Non ti devi preoccupare di nulla e traffico, meteo, parcheggio e manutenzione del mezzo non sono di affar tuo. Un mezzo pubblico, poi, è un bellissimo punto di incontro con la gente, dove allacciare nuove amicizie e conoscere meglio il territorio che si attraversa”.

Dove andare? Merlini, dopo migliaia di chilometri trascorsi su un sedile a guardare il finestrino, sceglie la Costiera amalfitana e la via Flacca. Paolo Rumiz, altro grande viaggiatore, dice: “Agli italiani non serve andare in Birmania o in Namibia. L’avventura inizia già in Appennino”. E nell’Appennino marchigiano si muovono Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, autori di “Un altro viaggio nelle marche” (Exòrma Edizioni), un viaggio di otto giorni nel cuore delle Marche “ispirato all’incedere lento e alla decrescita felice”.

Si tratta di un autentico e vitale reportage on the road sul patrimonio enogastronomico regionale sostenuto dagli incontri “casuali“ a tavola con giornalisti, scrittori e accademici, ma anche contadini, vignaioli, osti, artigiani, inestimabili custodi di storie e saperi. Si scopre così l’origine dell’oliva ascolana: l’Ascolana tenera è parte viva della cultura alimentare picena fin dai tempi dei romani e nella versione golosa ripiena è forse l’unica specialità marchigiana nota in tutta Italia.
Poi i segreti dei liquori all’anice, dei formaggi tradizionali del Montefeltro, delle infinite ricette dei vincisgrassi maceratesi; i tesori della tradizione gastronomica montana come i tartufi (da Amandola ad Acqualagna), gli antichi cereali che regalano farine e paste di assoluto valore alimentare (farro, grano Senatore Cappelli), i funghi e le erbe spontanee, e piatti pregiati della cucina marinara marchigiana come lo stocco all’anconetana e i brodetti di pesce…

Gabriele Salari – famigliacristiana.it