È nel Gesù dei vangeli che s’incontra la sua figura storica

di CESARE NOSIGLIA

Si è svolto lunedì 20 febbraio nell’aula magna dell’università di Torino il primo di una nuova serie di incontri sul libro di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 348, euro 20), promossi dalla Libreria Editrice Vaticana nelle università italiane sotto la direzione scientifica di Pierluca Azzaro. L’incontro è stato realizzato dall’Associazione Sant’Anselmo insieme al Progetto culturale della diocesi, con l’adesione dell’università, dell’Ufficio scolastico regionale, del Salone internazionale del libro, del Circolo dei lettori e con il patrocinio della Regione Piemonte. Pubblichiamo una sintesi dell’intervento dell’arcivescovo di Torino e stralci di quelli del direttore editoriale del Salone internazionale del Libro e della titolare della cattedra di Letteratura cristiana antica dell’università di Torino.

La seconda parte del libro di Benedetto XVI su Gesù di Nazaret offre sia dal punto di vista contenutistico che metodologico un contributo significativo, autorevole e importante per favorire un approccio teologico-biblico e insieme sapienziale e catechistico alla comprensione della persona di Gesù e del suo messaggio.
Anzitutto, dobbiamo comprendere bene l’obiettivo che Benedetto XVI si pone nell’affrontare la figura di Gesù con i due volumi che ci ha donato. Lo scopo è ben delineato nella premessa di questa seconda parte.
Il desiderio del Papa è quello di favorire l’incontro con il Gesù reale a partire da un esame rigoroso e fedele dei testi evangelici. Egli sottolinea infatti che il Gesù storico, come appare dall’esegesi moderna, risulta troppo insignificante nel suo contenuto per poter stabilire un rapporto con la persona di Cristo al di là di quello che si realizza con qualsiasi personaggio della storia: “è troppo ambientato nel passato per rendere possibile un rapporto personale con Lui” (p. 9). Per questo il Papa dimostra che è a partire dal Gesù dei vangeli che si apre la mente e il cuore per incontrare il Gesù storico e non viceversa. Si tratta di incontrarlo per credere in Lui, vivere di Lui e testimoniarlo con gioia a tutti.
Tale operazione è molto più impegnativa per questa seconda parte dell’opera, perché qui si affrontano i testi evangelici relativi alle parole e agli avvenimenti più importanti della vita di Gesù. Resta comunque sempre fermo il principio, perseguito con metodo scientifico e indagine accurata, di partire dall’ermeneutica dei vangeli senza disattendere la ragione storica dei fatti che è necessariamente contenuta in essi e che quindi sostiene in un certo modo la fede, che il testo sacro esprime in quanto Parola di Dio, per tutti gli uomini e per tutti i tempi. Il Papa svolge la sua riflessione utilizzando tutti e quattro i vangeli, arricchiti da brani dell’Antico e del Nuovo Testamento, e con puntuali e ampi riferimenti ai Padri della Chiesa e ad antichi e moderni scrittori cristiani. E tutto ciò mediante considerazioni che, oltre all’esegesi e all’interpretazione in chiave teologica e sapienziale del testo sacro, offrono orientamenti concreti per la vita della Chiesa e la testimonianza della fede.
Un altro aspetto significativo della riflessione del Papa sugli avvenimenti centrali della vicenda storica di Gesù è dato da una moderna, rigorosa e documentata apologetica che tiene conto degli interrogativi e questioni più dibattute circa l’interpretazione dei testi biblici e offre risposte appropriate mediante un uso della ragione e della fede in un dialogo incessante e fecondo per entrambe, secondo il detto di Agostino intellectus quaerens fidem et fides quaerens intellectus.
La riflessione di Benedetto XVI procede sempre in modo lineare e attraverso il confronto aperto con gli esegeti e le varie ipotesi dei loro studi, in particolare degli ultimi secoli. Egli nutre rispetto per le diverse posizioni, ma con chiarezza non disdegna anche di porsi in contrasto con alcune di queste teorie che non reggono, a suo dire, sotto il profilo scientifico oltre che teologico. Argomenta da teologo, dunque, e ragiona a partire dall’ermeneutica propria dello studioso, ma con una particolare attenzione a far sì che il suo dire sia semplice e comprensibile al più vasto pubblico a cui intende rivolgersi.
Altrettanto importanti sono infine i brevi sintetici passi in cui il Papa riassume la verità di quanto è stato ampiamente documentato e che appaiono come una luce che illumina la riflessione svolta, aprono alla preghiera e alla professione di fede e sostengono l’agire quotidiano del credente. Questo è in fondo il fine per cui Benedetto XVI ha affrontato la fatica di scrivere i due volumi su Gesù di Nazaret, attuando così la sua missione di successore di Pietro: quella di confermare nella fede i discepoli del Signore. Una fede che risponda alla domanda di Gesù: “Voi chi dite che io sia?” (Matteo, 16, 15) con la stessa certezza della professione di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente” (Matteo, 16, 16). È la risposta che il Papa fa emergere con chiarezza e profondità dai vangeli che, come ci ricorda l’apostolo Giovanni, sono stati “scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo abbiate la vita eterna” (Giovanni, 20, 31).

(©L’Osservatore Romano 20-21 febbraio 2012)