Dottorato honoris causa a Benedetto XVI

«In questo modo è divenuto ancor più profondo il mio legame con la Polonia, con Cracovia, con la patria del nostro grande santo Giovanni Paolo II. Perché senza di lui il mio cammino spirituale e teologico non è neanche immaginabile». Benedetto XVI rivolge il proprio pensiero all’uomo con il quale ha condiviso per 23 anni il cammino alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, ricevendo ieri mattina a Castel Gandolfo, nella residenza pontificia estiva, il dottorato honoris causa da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia. Le due istituzioni, presenti con i rettori (don Wojciech Zyzak e il professor Zdzislaw Lapinski) e con il gran cancelliere della Pontificia Università, l’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, hanno voluto così onorare Joseph Ratzinger per la sua grande attenzione nei confronti della musica sacra, alla presenza di alcuni invitati, tra cui il vescovo di Albano Marcello Semeraro, nel cui territorio si trova la residenza papale di Castel Gandolfo.

Ma il Papa emerito, che dal momento della sua rinuncia al ministero petrino ha continuato a vivere in forma riservata, ha voluto riservare il suo primo pensiero al suo immediato predecessore sulla Cattedra di Pietro, ricordando che «con il suo esempio vivo egli – Giovanni Paolo II – ci ha anche mostrato come possano andare mano nella mano la gioia della grande musica sacra e il compito della partecipazione comune alla sacra liturgia, la gioia solenne e la semplicità dell’umile celebrazione della fede». Nel suo breve discorso di ringraziamento, Benedetto XVI ha ricordato come, dopo il Concilio Vaticano II, liturgisti ed esperti di musica sacra si sia trovati davanti al problema di «come conciliare le novità, di come attuare il Concilio nella sua interezza». Una risposta che, per il neo dottore honoris causa, non può non partire dal domandarsi: «Che cos’è in realtà la musica? Da dove viene e a cosa tende?». Tre i luoghi «in cui scaturisce la musica: l’esperienza dell’amore» che «spinge a esprimersi in modo nuovo»; l’esperienza della tristezza «l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza»; e infine «l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi». Sotto questo profilo la musica occidentale, dice Benedetto XVI, «supera di molto l’ambito religioso ed ecclesiale. E tuttavia essa trova comunque la sua origine più profonda nella liturgia nell’incontro con Dio».

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