Donne e Vaticano II in un libro promosso dal Coordinamento teologhe italiane

di Lucetta Scaraffia

 Grazie all’impegno del Coordinamento teologhe italiane – che ha realizzato un convegno e un volume Tantum aurora est. Donne e concilio Vaticano II – l’anniversario dei cinquant’anni dall’apertura dei lavori del Vaticano II è stato ricordato soprattutto per la presenza, nelle ultime sessioni, di uditrici donne, laiche e religiose. Si può considerare decisamente un buon risultato, dal momento che fino a oggi questa presenza sembrava dimenticata, così come sembrava dimenticato, più in generale, il legame fra il concilio e la più qualificata presenza delle donne nella vita della Chiesa cattolica. I saggi storici sono ricchi di elementi importanti per comprendere la presenza delle donne alle riunioni conciliari, e l’influenza che questa straordinaria esperienza ha avuto successivamente nelle loro vite. Ma alla fine della lettura, peraltro molto interessante, si rimane con l’impressione che si sia parlato soprattutto in negativo, di quello che si doveva fare e non è stato fatto, con l’idea, per di più, che anche i pochi passi in avanti siano stati cancellati, negli ultimi anni, dal “femminismo cattolico” proposto da Wojtyla con la Mulieris dignitatem. Il costante rimprovero al concilio per l’assenza di voci femminili sembra dimenticare che, nei primi anni Sessanta, erano ben poche le istituzioni in cui le voci femminili avevano peso, o anche solo erano presenti: da questo punto di vista, l’apertura alle uditrici fu un gesto coraggioso, anche se oggi ci appare ovviamente scontato e insufficiente. Un altro limite dei saggi è quello di occuparsi solo della produzione intellettuale, della presenza culturale, dimenticando il fatto che le donne nella Chiesa hanno segnato nei fatti un vero e proprio percorso di emancipazione già nel corso dell’Ottocento, con le fondatrici delle congregazioni femminili di vita attiva. La storia non si fa solo con i testi scritti, con le rivendicazioni, ma anche dimostrando che si è capaci di prendersi delle responsabilità come gli uomini, e di sostenerle fino alla fine con successo. E nella storia della Chiesa sono molte le donne che lo hanno dimostrato.

(©L’Osservatore Romano 18 gennaio 2013)