Don Puglisi: il 25 maggio la beatificazione del coraggioso sacerdote di Brancaccio ucciso dalla criminalità organizzata

Dopo vent’anni, si realizza il desiderio accarezzato da padre Pino Puglisi, il coraggioso sacerdote palermitano ucciso dalla criminalità organizzata il 15 settembre del 1993. L’Agenzia nazionale per i beni confiscati, infatti, ha deliberato nei giorni scorsi l’assegnazione al comune di Palermo di un terreno, di proprietà di un costruttore vicino ai boss di Brancaccio. Il bene sarà poi consegnato alla curia vescovile, che qui realizzerà una chiesa intitolata a padre Puglisi. Ma non solo. Il terreno, ampio 11mila metri quadri, accoglierà anche centri aggregativi e strutture rivolte in particolar modo ai giovani, a cui il prete di Brancaccio si dedicò senza sosta per allontanarli dalla morsa della mafia.

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In attesa della beatificazione. Per una felice coincidenza, la concessione del terreno avviene a poco più di due mesi dalla beatificazione di padre Puglisi, prevista nel capoluogo siciliano per il 25 maggio. La diocesi da tempo si sta preparando a questa solenne celebrazione con una serie di iniziative pastorali, tra cui un percorso itinerante di fede per “riflettere, pregare, condividere testimonianze alla luce dell’esperienza sacerdotale di don Puglisi”. Al prete di Brancaccio, diventato un simbolo della lotta alla mafia, sono state intitolate in questi anni scuole, centri giovanili, oratori, palestre, monumenti, biblioteche, case famiglia, vie e piazze, sia a Palermo, sia nel resto d’Italia; viene ricordato perfino in Congo, con un orfanotrofio che porta il suo nome. A breve sarà dedicata al “martire don Pino Puglisi” la nuova chiesa del suo quartiere: un gesto simbolico e carico di speranza. “Con questa costruzione – afferma il vescovo ausiliare di Palermo monsignor Carmelo Cuttitta – oltre alle attività di culto, si offriranno anche servizi che avranno una ricaduta positiva sul territorio”.

Un sacerdote profetico. A spiegare nei dettagli la genesi del progetto è padre Maurizio Francoforte, parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio, in cui operò il sacerdote assassinato dalla mafia. “Molti sapevano che padre Puglisi desiderava nuovi locali parrocchiali per Brancaccio, ma solo dopo la sua morte si è scoperto realmente il progetto. Probabilmente nelle sue intenzioni non erano previste sovvenzioni statali, ma solo l’affidamento al buon cuore dei benefattori”. E invece “la provvidenza ha voluto che il terreno su cui sognava di costruire nuove strutture si scoprisse di provenienza mafiosa, e fosse quindi confiscato”. “Potremmo dire – aggiunge padre Francoforte – che padre Pino in maniera profetica ci ha aperto la strada”. Adesso si lavorerà per rispettare al massimo il progetto originale, adattandolo alle nuove normative in materia edilizia. Le costruzioni che sorgeranno daranno ossigeno a una parrocchia che comprende attualmente circa 10mila persone, e si trova in una zona in continua espansione. “Oltre ai bambini che partecipano regolarmente alle attività liturgiche – chiarisce don Francoforte – ce ne sono molti altri che gravitano comunque intorno alla nostra chiesa”. “Il mio augurio – conclude – è che la consegna del terreno possa avvenire prima della beatificazione del 25 maggio. In ogni caso, spero che non trascorra troppo tempo: già sarebbe una enorme vittoria far giocare su quello spiazzale i nostri bambini, allontanandoli dalla strada”.

Il centro “Padre nostro”. Anche Maurizio Artale, presidente dal 1993 del centro “Padre nostro” di Brancaccio, vicino alla parrocchia, conferma che “il progetto della nuova chiesa fu seguìto e curato personalmente da padre Puglisi, insieme all’architetto Carmelo Caprì”. “Lo abbiamo scoperto dopo la sua morte, ritrovando l’atto autografo di conferimento dell’incarico al professionista”. Nel 1996, il consiglio pastorale della parrocchia di San Gaetano, presieduta dal successore di padre Puglisi, don Mario Golesano, deliberò di dare seguito a questa costruzione. Oggi, con padre Francoforte alla guida della parrocchia, finalmente arriva la notizia tanto attesa, grazie anche all’intervento operato in questi anni dalla curia palermitana. “Vent’anni fa a Brancaccio c’era poco o nulla – racconta Artale – ma dopo la morte di padre Puglisi abbiamo realizzato alcune strutture di grande importanza, tra cui un polo sportivo di 6000 metri quadrati, e un teatro inaugurato proprio sabato scorso”. Il centro “Padre nostro”, fondato da padre Puglisi nel luglio del 1991, oggi è una onlus strettamente legata alla memoria del suo fondatore, a cui ha continuato ad ispirarsi, operando in favore dei più deboli. Al suo interno vengono svolte attività aggregative per minori e anziani, lezioni scolastiche di recupero, campi scuola per i ragazzi, accoglienza notturna e distribuzione di cibo e vestiario ai bisognosi. Il lavoro del centro, oggi, non si limita più solo a Brancaccio, ma si estende anche ad altri quartieri della città di Palermo, come San Filippo Neri e Falsomiele.