Domenica 14 Aprile Commento su Atti 5, 27 – 32.40 – 41; Salmo 29; Apocalisse 5, 11 – 14; Giovanni 2, 11 – 19

Nella seconda domenica di Pasqua la liturgia aveva messo in evidenza quale era la realtà della Chiesa circoscritta in casa per timore, l’importanza dell’ascolto della Parola e quale fede era necessaria per vivere in essa.

In questa terza domenica di Pasqua la Chiesa esce all’esterno.

La prima lettura ci presenta l’interrogatorio dei discepoli davanti al Sinedrio. Le autorità che contavano avevano proibito loro di predicare nel nome di Gesù, ma gli apostoli avevano continuato la loro missione, testimoniando con la loro vita. Questo gli procurò la flagellazione da parte delle autorità. Essi erano contenti di aver sofferto per il Cristo. Pietro, e anche i discepoli, aveva predicato pubblicamente alle autorità religiose dicendo:”Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il nostro Dio ha risuscitato il Cristo che voi avete messo a morte sulla croce, lo ha posto alla sua destra affinché fosse il Salvatore del popolo ebraico attraverso la conversione e il perdono dei peccati”.

Gesù ha dato alla Chiesa il mandato di trasmettere la sua Parola, lascia quindi, tornando al Padre, una missione da compiere agli apostoli e a tutti gli uomini che ama.

Li rende capaci di amare e di essere liberi di scegliere la propria strada. La missione della Chiesa non è facile e trova grandi ostacoli nel realizzarsi. Così pure quella di ogni persona che in libertà decide di seguire il Cristo. La missione deve essere scelta con coraggio e portata avanti con la propria testimonianza. Solo l’esempio di una vita veramente cristiana può trasmettere il messaggio che ognuno è riuscito a comprendere. Si testimonia in umiltà, e non certamente per mettersi sul piedistallo, per essere stimati, per realizzarsi, ma solo per far conoscere ai fratelli quello che attraverso la preghiera silenziosa il Cristo ci dice.

Con il ritornello del salmo 29: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, il salmista vuole ricordarci di ringraziare sempre il Signore perché la sua bontà e la sua santità verso di noi dura in eterno, ci ha aiutato nelle difficoltà, quando alla sera eravamo nel “pianto”, ci ha fatto risvegliare nella “gioia”, ha trasformato il nostro “lamento” in “danza”.

Nella seconda lettura tratta dal libro dell’Apocalisse, Giovanni ci presenta la liturgia celeste che si svolge davanti a colui che siede sul trono e ad un Agnello, formata da miriadi di angeli e di anziani che dicevano a loro: lode, onore, gloria e potenza.

Similitudine fra la profezia di Isaia dell’agnello portato al macello e l’agnello immolato della nostra liturgia pasquale.

Cristo è il solo che ha redento l’umanità dal peccato, tutto ciò che riesce a realizzare la Chiesa lo deve a lui. La gloria è attribuita solo al Cristo, morto e risorto, che tornato al Padre dà mandato alla sua Chiesa di predicare la Parola.

Nel capitolo 21 del suo Vangelo l’apostolo Giovanni, ci ripresenta alcune scene per farci meglio comprendere quale deve essere la missione della Chiesa e di ciascun cristiano.

Alcuni apostoli, Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Gallilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli, si trovavano sul lago di Tiberiade, e Pietro disse: “Vado a pescare” gli altri andarono anche loro. Ma la pesca durante la notte non fruttò, e solo quando, al mattino, Gesù che era sulla riva, gli disse di riprovare e di gettare la rete dalla parte destra della barca portarono a riva 150 grossi pesci e la rete non si ruppe.

Nella pesca infruttuosa della notte possiamo vedere la notte come mancanza del Cristo, sono andati a pescare contando solo sulla loro forza, ma da soli non si fa nulla. La pesca abbondante del mattino vede la presenza di Gesù che non va con loro, ma li assiste dalla riva e ci dimostra che con il Cristo si può tutto. La presenza di Cristo al mattino può essere considerata come l’inizio di un mondo migliore, cioè lui è la “luce del mondo”.

Quando furono a riva videro un fuoco acceso con sopra due pesci e due pani. Gesù chiese loro di portare alcuni pesci della pesca e poi li invitò a mangiare con lui, loro non chiesero chi fosse perché in cuor loro sapevano benissimo che era il Signore risorto.

Nei pesci e nei pani posti sul fuoco a cuocere e nel mangiare insieme a Cristo come una comunità, possiamo vedere una similitudine con la nostra eucarestia.

Se ci pensiamo nel vangelo già un’altra volta Gesù incontra gli apostoli sul lago, ma in quella occasione c’era stata la “chiamata” degli apostoli a seguirlo, in questo episodio Gesù affida nuovamente a Pietro la missione di governare la sua Chiesa.

Nella seconda parte del Vangelo Gesù chiede, per ben tre volte: “Pietro mi ami?” Pietro per due volte risponde: “Certo Signore, tu sai che ti voglio bene” Ma la terza volta si rattrista e non comprende.

Tre volte il Cristo interroga Pietro, quasi a ricordare come Pietro lo avesse rinnegato tre volte.
Pietro ha sperimentato il perdono del Signore e per questo, pur mantenendo il suo carattere impetuoso, può comprendere i fratelli e perdonarli a sua volta. Differenza grande fra Giovanni, il discepolo preferito e Pietro, entrambi sono però necessari nella Chiesa.

Fondamentale per la missione è la frase del Cristo:”Pasci i miei agnelli, pascola le mie pecore”. Lo stare insieme dei discepoli indica come la missione si realizzi nella comunità e non nel gesto isolato di un singolo.

Gli apostoli stavano facendo il loro lavoro, semplice ed umile di pescatori, Gesù li chiama a portare nel mondo il suo messaggio.

Nella Chiesa solo la presenza del Cristo dà ottimi frutti, solo con lui i cristiani possono portare al mondo il messaggio della salvezza.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:

– Nel nostro “servizio” nella Chiesa, con i fidanzati, con gli anziani, con i diversi, nella pastorale familiare siamo capaci di accogliere con umiltà le difficoltà e gli insuccessi che incontriamo, perseverando con tenacia e forza o “lasciamo perdere”?
– La “speranza” cristiana ci permette di affidarci al Cristo quando siamo nella “notte” e di risvegliarci al mattino nella “serenità” di aver capito quale strada intraprendere?
– Il libro dell’Apocalisse mette al centro di tutto il Cristo Risorto: noi crediamo che il Cristo è veramente risorto per restare sempre con ciascuno di noi?
– Gesù ci dice: “Senza di me non potete fare nulla”. Quando portiamo ai fratelli la Parola portiamo il Vangelo di Cristo o il nostro vangelo?

Commento a cura di Gianna e Aldo – CPM Genova