Dischi Sacra. Un inglese tra Roma e Bruxelles: le «Cantiones Sacrae» di Philips

Mottetti in stile italiano scritti da un Gentleman inglese esiliato nel Belgio; secoli prima degli accordi di Schengen e dell’abbattimento delle frontiere all’interno della Comunità Europea, il disco dedicato alla musica da chiesa di Peter Philips (1560/1-1628) rappresenta un paradigmatico esempio di libera circolazione di idee e creazioni artistiche di altissima e pregiata fattura, come quella che caratterizza le Cantiones sacrae interpretate dal Royal Holloway Choir e da The English Cornett and Sackbut Ensemble diretti da Rupert Gough (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music).
Cattolico, nato e cresciuto professionalmente nella protestante Inghilterra (seduto all’organo della St. Paul’s Cathedral, a Londra), intorno al 1580 Philips lasciò l’isola per cercare riparo e fortuna nel Continente; giunto dapprima a Roma, dove si ritrovò al fianco Palestrina e Victoria nel pieno fervore della spinta controriformistica, dopo non poche traversie approdò definitivamente a Bruxelles al cuore della corte fiamminga degli arciduchi Alberto e Isabella, dove riscosse fama, onore e successo, al punto che il pittore Jan Brueghel il Vecchio è arrivato a immortalare il frontespizio dell’edizione a stampa di una sua raccolta di madrigali nel celebre dipinto Il senso dell’udito (prontamente riprodotto sulla copertina del cd).
Pubblicate nel 1613, le Cantiones sacrae a otto voci qui raccolte nulla hanno perso della loro originale raffinata scrittura polifonica e continuano a rappresentare un fantasioso compendio di profonda ispirazione e intima bellezza; un patrimonio che contempla, secondo le prassi dell’epoca, l’utilizzo di cornetti e tromboni nel raddoppio delle linee vocali come anche l’alternanza o la contrapposizione dei diversi gruppi corali, in una varietà di soluzioni e sfumature timbriche che Gough e i giovani cantori del College Royal Holloway sono in grado di padroneggiare con sorprendente disinvoltura. E si volta altissimi tra le armonie celestiali dell’antifona mariana Regina caeli laetare, trasportati sulle ali di una musica sublime che, ancora una volta, testimonia di quanti capolavori nascosti attendano solo gli interpreti ideali in grado di saperli riportare al loro autentico splendore.

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