Dischi Sacra: Louis Le Prince, grande e misterioso… Esce dalle nebbie la musica del Re Sole

La musica al tempo del Re Sole è profondamente inscritta nel patrimonio genetico d’interprete di Hervé Niquet e del suo gruppo vocale e strumentale Le Concert Spirituel; non solo per quanto riguarda la grandeur caratteristica degli sfarzosi allestimenti teatrali in auge ai tempi della tragédie lyrique, ma in modo particolare per le atmosfere maggiormente intime e raccolte dei capolavori meno frequentati del repertorio sacro.
In oltre venticinque anni di attività, il maestro francese e il suo ensemble hanno infatti dimostrato una spiccata predisposizione nel far emergere i colori tenui e le tinte espressive più sfumate, vocazione pienamente riconfermata nel progetto discografico dedicato alla Missa “Macula non est in te“, unico lavoro sopravvissuto fino ad oggi del compositore Louis Le Prince, le cui vicende biografiche sono tuttora avvolte nelle nebbie più fitte (cd pubblicato da Glossa e distribuito da New Communication). La sola notizia certa che lo riguarda risale alla metà del XVII secolo quando egli – come indicato nel frontespizio della stessa Missa, pubblicata da Ballard nel 1663 – era attivo come maestro di cappella presso la Cattedrale di Lisieux, in Normandia.
Intorno alla composizione di Le Prince, il direttore francese ha ricostruito l’apparato musicale di un ipotetico servizio liturgico dedicato alla Festa dell’Immacolata Concezione così come poteva essere celebrato in un monastero femminile del Seicento (da qui l’utilizzo di un coro con le sole parti di soprano e contralto), arricchendo le sezioni della Messa con una serie di brani dovuti principalmente all’illustre penna di Jean-Baptiste Lully (suo l’ispirato mottetto per l’Offertorio O dulcissime Domine) e, soprattutto, di Marc-Antoine Charpentier, di cui sono presenti ben sei lavori (tra cui lo splendido Magnificat conclusivo).
L’intento principale di Niquet e compagni è però quello di puntare i riflettori sulle composizioni con cui Le Prince rende omaggio alla Vergine Maria, «preservata intatta da ogni macchia del peccato originale», attraverso un impianto scenografico di raffinati drappeggi sonori intessuti tra le severe linee di un contrappunto alquanto elaborato ma mai invasivo, sempre piegato alla valenza espressiva congiunta di musica e testo.

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