Curiosità di pagine al vento (un po’ troppo allegro)

Ieri qui sulla filosofa che mercoledì sul “Secolo XIX” con superficialità devastante definiva comunque «insincero» il sì «da qui all’eternità» tra un uomo e una donna. Curiosità: stesso giorno su “Repubblica” (pp. 1 e 43) il noto zoologo Desmond Morris raccontava ovviamente a modo suo «il segreto di 60 anni con mia moglie». Sessanta? Non è l’eternità – certo – ma nel genere ci si avvicina. Ancora: sempre ieri sul “Venerdì” (p.12: “Elogio della curiosità che manda avanti umanità e progresso”) un lettore scrive a Michele Serra che lui «credente» considera «apocrifa la brutta storia nella Bibbia sulla punizione di Adamo ed Eva per la loro voglia di conoscenza» e Serra si dice «molto d’accordo». Anche Malpelo, ma questa lettura non è «apocrifa», è sbagliata e falsificante. Se siamo credenti, sappiamo che siamo stati creati per conoscere tutta la realtà, Dio e l’uomo soprattutto, e nel linguaggio biblico «conoscere» è anche «amare». E così Dio è amore e verità insieme. Finito? No. Il concetto servirebbe anche per rileggere cose incontrate di recente su grandi giornali, per esempio “Corsera” (12/8, “La Lettura”, p. 8) “La fine del peccato”, dove «peccato» si identifica semplicisticamente con «l’idea di trasgressione» e sconfina subito nel «senso di colpa», che è tutt’altra cosa. Ancora prima – “Secolo XIX”, 7/8, pp. 1 e 9: “I dieci comandamenti nelle città del peccato” – pagine cariche di superficialità anche ridanciana sui «peccati in piazza», che con evidenza banalizzano un’iniziativa del Movimento cattolico “Rinnovamento dello Spirito” in collegamento con la Cei e con il Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Possibile che su certi temi la serietà e l’informazione siano una chimera? Anche questa è una «curiosità»…

a cura di Gianni Gennari – avvenire.it