Cuochi, idraulici, infermieri Sono 150mila i posti «liberi»

DA MILANO ANDREA DI TURI

È sorprendente, ma in una fase co­sì difficile per l’occupazione mol­te aziende non riescono a trovare il personale che stanno cercando. Al pun­to che si può parlare di figure quasi in­trovabili per tutta una serie di mestieri e professioni, in buona parte altamente qualificati anche se non solo. E c’è da chiedersi, se tante posizioni di lavoro re­stano scoperte con un tasso di disoccu­pazione in Italia poco sotto il 9% (8,7%), quanto siano o­liati, mirati ed efficaci i mecca­nismi di tra­smissione che collegano il si­stema formativo al mondo del la­voro. A dirlo è il rap­porto Sistema informativo Excelsior pre­sentato ieri da Unioncamere e ministe­ro del Lavoro, che ha messo anche in e­videnza come stia avvenendo un rallen­tamento nell’emorragia dei posti di la­voro persi (a fine anno saranno 980.500, contro i 994mila del 2009) che dura dal­l’inizio della crisi e siano in ripresa le as­sunzioni (20mila in più rispetto al 2009, per un totale di 802mila ingressi nel mon­do del lavoro a fine anno). I profili più introvabili sono oltre una trentina. Ci sono infermieri e cuochi, pa­r­È rucchieri e idraulici, esperti di marke­ting, farmacisti e informatici, ma anche meccanici, muratori, grafici, commessi, educatori professionali e baristi. Nel complesso sono circa 150mila le posi­zioni per cui le aziende che hanno pro­grammato assunzioni nel corso dell’an­no denunciano difficoltà di reperimen­to (pari al 26,7% dei casi, cioè 6,2 punti percentuali in più rispetto al 2009) dei profili adeguati a ricoprire gli incarichi, o perché il numero di candidati è insuf­ficiente o perché lo è la loro preparazio­ne. «Il forte disallineamento tra domanda e offerta è un paradosso tutto italiano», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commentando i risultati del­l’indagine, aggiungendo che a fronte di «una ripresa discontinua e selettiva a li­vello mondiale, rischiamo di non avere le competenze necessarie per aggan­ciarla fino in fondo. C’è molto da fare sul­le competenze». Una lettura, quella del ministro, sostanzialmente condivisa an­che dal presidente di Unioncamere, Fer­ruccio Dardanello, che ha affermato si tratta di un paradosso «che i giovani de­vono superare con una formazione alli­neata alle richieste del mercato». Le maggiori difficoltà (48%) si registrano per chi deve rintracciare personale diri­gente, va un po’ meglio (35,5%) per le professioni scientifiche e ad elevata spe­cializzazione e per gli operai specializ­zati (35,2%). Tra i profili che si possono considerare di fascia alta, la richiesta maggiore, secondo l’indagine, è per in­fermieri, addetti al marketing, farmaci­sti, informatici. Fra quelli, invece, di fa­scia bassa, le imprese hanno difficoltà a trovare riparatori e montatori di infissi, fabbri, parrucchieri e aiuto-parrucchie­ri, pavimentatori, meccanici di autovei­coli e idraulici, molto richiesti sono an­che i baristi. Ma ad essere interessante è soprattutto il fatto che le imprese si di­chiarano disponibili ad assumere più i neo-diplomati (57,1% delle assunzioni programmate) che i neo-laureati (51,8%). Il ministro, dichiarando l’intenzione di rafforzare le iniziative legate a formazio­ne e orientamento professionale, ha dun­que invitato in particolare le famiglie a fa­re attenzione e a riflettere sulle scelte for­mative dei figli. Scelte che andrebbero fondate più su informazioni corrispon­denti alla realtà del mercato (mancano soprattutto profili scientifici, matemati­ci e tecnici) che su convenzioni sociali. Aziende in cerca di trenta figure «rare». Mancano cuochi, idraulici e farmacisti

avvenire.it 30 luglio