Cristo è risorto, Alleluja!

di padre Piero Gheddo*

ROMA, domenica, 4 aprile 2010 (ZENIT.org).- Cari amici, buona Pasqua! La Risurrezione di Cristo è la garanzia della nostra immortalità. Gesù è risorto per darmi la certezza che anch’io risorgerò e avrò un posto nel suo Regno di pace, di amore, di gioia. Che grande cosa la fede, care sorelle e cari fratelli! “Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Venite, esultiamo, perché Cristo è risorto!”. Nella Pasqua ho la certezza che Gesù è risorto e che anch’io risorgerò con Lui. La mia vita quindi non è una vita piccola, povera, tormentata da malattie, sofferenze e fallimenti, ma una vita felice ed eterna.

La novità sconvolgente della Risurrezione è così fondamentale per la fede cristiana che da duemila anni la Chiesa non cessa di proclamarla ogni domenica ma specialmente nella prossima Festa di Pasqua. E’ un avvenimento reale, storico, testimoniato da molti e autorevoli testimoni. Il Gesù che noi amiamo e adoriamo non è semplicemente un grande profetata del passato, come molti altri che la storia umana ricorda. E’ Dio, la seconda persona della SS. Trinità, che s’è fatto uomo ed è morto in Croce per tutti gli uomini, per liberarci dal peccato e dalla morte eterna.

Nel 1964 ho incontrato a Calcutta padre Courtois, un gesuita francese che è stato uno dei pionieri del dialogo con l’induismo. Mi raccontava che aveva fatto anche lui l’esperienza di San Paolo ad Atene quando aveva parlato di Cristo agli ateniesi (Atti, 17, 19-34). Courtois era stato invitato a parlare di Gesù Cristo ad un importante convegno di monaci indù. Per più d’un ora l’avevano ascoltato incuriositi e attenti mentre raccontava i miracoli e le parabole di Gesù. Ma quando dice che Gesù Cristo è risorto dalla morte lo interrompono rispettosamente e gli dicono: “Anche noi abbiamo nei nostri poemi mitologici storie di dei e di dee che morivano ma poi risorgevano a nuova vita. Ma non crediamo che siano fatti realmente accaduti. Si raccontano come favole simboliche di un lontano passato”.

Cari amici, la nostra fede ci dice che Cristo è veramente risorto, ma anche oggi c’è chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, ad una "visione" degli Apostoli, riprendendo e presentando vecchie e già smentite teorie come nuove e scientifiche. Courtois era fra monaci indù pagani, noi viviamo in un paese di battezzati, di cristiani, non pochi dei quali hanno perso la fede nella Risurrezione e nella Divinità di Cristo.

La cultura corrente del nostro tempo tende ad accettare il messaggio di Gesù: amore, carità, perdono, pace, aiuto ai più poveri, giustizia, solidarietà e via dicendo. Accetta il messaggio, ma rifiuta il messaggero e la prova capitale della sua Divinità, cioè la Risurrezione dalla morte. Gesù quindi è solo un saggio, un profeta che, come diceva Gandhi riferendosi alle Beatitudini, “ha espresso il pensiero più alto in tutta la storia dell’umanità”. Ma questo a noi cristiani non basta, perché se Gesù è solo un uomo, sia pure il più grande e saggio dell’umanità, non solo lui non è risorto, ma anche noi non risorgeremo. E la nostra vita ha per orizzonte sempre e solo questo mondo materiale, che passa ogni giorno e passerà del tutto alla fine dei tempi.

In questo giorno siamo tutti chiamati a ritrovare l’entusiasmo della fede. Prima di celebrare la S. Messa dico sempre: “Signore Gesù, riaccendi in me l’entusiasmo della mia Prima Messa, quando piangevo di gioia perché avevo raggiunto l’ideale della mia giovinezza”. Oggi chiediamo la fede e l’entusiasmo della fede. Tutti abbiamo la fede, che però può essere una fiammella di candela che si spegne ad ogni soffiar di vento e che lascia al buio o come il sole che splende a mezzogiorno, che illumina, riscalda, dà senso alla vita e gioia di vivere.

La Pasqua è la fonte della nostra gioia. Anche se abbiamo mille problemi e sofferenze, la fede ci dà la gioia, quella autentica che viene da Dio. Questo è il mio augurio: amici, siate felici della gioia che solo Dio può dare.