Covid-19. Corpus Domini: ecco come verrà celebrato

Corpus Domini, perché e cosa festeggiamo. Spostata in molti Paesi dal tradizionale giovedì alla domenica, la celebrazione del Corpus Domini sottolinea l’importanza dell’Eucaristia.
Corpus Domini: ecco come verrà celebrato
da Avvenire

Il Corpus Domini (Corpo del Signore), è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Vuoi per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vuoi per lo stile della celebrazione.

In numerosi Paesi, tra cui dal 1977 l’Italia, la celebrazione è stata spostata dal giovedì alla domenica successiva. In molte Chiese locali però, tra cui obbligatoriamente Milano, anche alla luce della recente riforma del calendario ambrosiano, la tradizione è rimasta invariata così che la celebrazione e la processione eucaristica sono rimaste al giovedì. Così anche Roma fino al 2017 mentre già l’anno scorso il Papa aveva deciso di spostare alla domenica la processione del Corpus Domini, celebrando la Solennità a Ostia, come Paolo VI nel 1968.
Per quest’anno e in conseguenza delle misure anti-Covid questa domenica, 14 giugno, papa Francesco presiederà nella Basilica Vaticana la Messa in occasione della solennità del Corpus Domini. Ma soltanto 50 saranno i fedeli presenti alla celebrazione, con inizio alle 9.45. Non è prevista una processione in strada, ma l’esposizione del Santissimo e la benedizione eucaristica avverà sempre in San Pietro. Per seguire la Messa ci sono le dirette su Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) e InBlu Radio a partire dalle ore 9.40. A seguire, alle ore 12, la recita dell’Angelus domenicale.

Va ricordato che per i prossimi mesi e in particolare per le feste patronali con processioni queste sono le nuove regole su come sarà possibile il loro svolgersi, attenendosi alle misure anti-Covid.

Corpus domini, significati e festa di popolo

Pressoché in tutte le diocesi la celebrazione del Corpus Domini si accompagna a processioni, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo. Lo ha ricordato una volta di più il Papa che nell’ultima udienza generale ha auspicato che «la celebrazione della Santa Messa, l’adorazione eucaristica e le processioni per le strade delle città e dei paesi siano la testimonianza della nostra venerazione e dell’adesione a Cristo che ci dà il suo corpo e il suo sangue, per nutrirci del suo amore e renderci partecipi della sua vita nella gloria del Padre».

Le origini nel Medio Evo, in Belgio

La storia delle origini ci portano nel XIII secolo, in Belgio, per la precisione a Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa. Più precisamente le radici della festa vanno ricercate nella Gallia belgica e nelle rivelazioni della beata Giuliana di Retìne. Quest’ultima, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Un’immagine che rappresentava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu così che il direttore spirituale della beata, il canonico Giovanni di Lausanne, supportato dal giudizio positivo di numerosi teologi presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa diocesi in onore del Corpus Domini. Il via libera arrivò nel 1246 con la data della festa fissata per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.

Papa Urbano IV e il miracolo eucaristico di Bolsena

L’estensione della solennità a tutta la Chiesa però va fatta risalire a papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264. È dell’anno precedente invece il miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).

Papa Urbano IV incaricò il teologo domenicano Tommaso d’Aquino di comporre l’officio della solennità e della Messa del Corpus et Sanguis Domini. In quel tempo, era il 1264, san Tommaso risiedeva, come il Pontefice, sull’etrusca città rupestre di Orvieto nel convento di San Domenico (che, tra l’altro, fu il primo ad essere dedicato al santo iberico). Il Doctor Angelicus insegnava teologia nello studium (l’università dell’epoca) orvietano e ancora oggi presso San Domenico si conserva ancora la cattedra dell’Aquinate e il Crocifisso ligneo che gli parlò. Tradizione vuole infatti che proprio per la profondità e completezza teologica dell’officio composto per il Corpus Domini, Gesù – attraverso quel Crocifisso – abbia detto al suo prediletto teologo: “Bene scripsisti de me, Thoma”. L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il “Pange lingua” scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.