Coronavirus: lo scenario Su i contagi, l’estate si apre col virus Cosa può succedere da qui a luglio

VIVIANA DALOISO – avvenire

E adesso cosa potrebbe succedere? La domanda serpeggia tra i corridoi del ministero e dell’Istituto superiore di sanità, nel giorno in cui l’Rt (cioè l’indice di trasmissione del contagio) torna sopra la soglia d’allerta dell’1, mentre le previsioni degli esperti si intrecciano e si inceppano persino. Una fiammata di Covid a fine giugno, in due anni di pandemia, non l’avevamo ancora vista ed è difficile prevederne gli effetti. Specie in assenza – totale, per la prima volta – di misure e restrizioni in grado di contenerla. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: l’anno scorso, di questi tempi, si contavano poco più di 900 contagi in un giorno, con le mascherine ancora obbligatorie quasi ovunque, le capienze ridotte nei locali, la campagna vaccinale nel pieno della sua corsa. Ieri sono stati quasi 56mila, col Green pass abolito, le mascherine scomparse, la vita sociale tornata alla normalità. E con un tasso di positività – cioè un rapporto tra casi positivi e tamponi effettuati – che a guardarlo fa tremare i polsi: 0,4% allora, oltre il 23% adesso. La ragione di quel che sta accadendo si spiega con una parola: Omicron 5. La variante in assoluto più contagiosa del Covid nello spazio di tre settimane è arrivata ad essere responsabile di quasi il 40% dei casi registrati in Italia, e il numero potrebbe essere sottostimato. Come quello dei contagi, che secondo virologi e infettivologi viaggia almeno a tre volte tanto quelli contati ufficialmente dal Bollettino. Insomma, il virus corre forsennatamente e – questo, sì, è prevedibile – correrà sempre di più nel corso del mese di luglio, arrivando a mettere a letto qualcosa come un milione e mezzo di italiani, forse più. Il bilancio di una bella influenza invernale, nel cuore dell’estate. Il punto, però, non sono i contagi e anche questo in due anni di pandemia lo abbiamo imparato: gli occhi si spostano necessariamente sugli ospedali e sulla situazione che lì deve – ad ogni costo – restare sotto controllo.

Anche in questo caso è doveroso un confronto con l’anno scorso: a fine giugno, con quei 900 contagi al giorno, i pazienti ricoverati in terapia intensiva erano ancora 344. In costante calo allora, certo, ma oltre il 50% in più rispetto ai 225 registrati ieri (appena il 2,2% del totale, lontanissimo dalla prima soglia di allerta del 10%). Mentre quelli nei reparti ordinari erano poco più di 2mila, meno della metà dei 5.205 odierni (il 7,9% del totale nazionale). Segno che i vaccini fanno la loro parte, eccome, nel prevenire le forme più gravi di Covid, come gli esperti hanno continuato a ripetere nel corso dei mesi. E segno anche che Omicron nelle sue varianti – questa una certezza ormai dimostrata scientificamente – ha sì la caratteristica d’essere più contagiosa, ma anche quella di fare meno male, al più di moltiplicare i ricoveri in area medica. Se il trend resterà questo, la nuova impennata dell’epidemia non creerà troppi problemi, come spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Il virus non è scomparso e ci saranno nuove ondate, ma sempre più limitate come durata, quantità e gravità dei sintomi, perché ovviamente si presenteranno fra persone vaccinate ». Perché rimanga questo «occorre proteggere le persone più fragili e anziane con l’ulteriore dose booster» ribadisce il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Ancora troppo pochi – appena il 18% degli over 80 – quelli che si sono presentati per la quarta dose, quando i rischi maggiori è proprio questa fascia d’età a correrli. Tutti gli altri possono aspettare l’autunno, quando è sempre più prevedibile che arrivi (per tutti) un vaccino creato su misura su Omicron. E quando tuttavia – bisognerà prendere in esame anche questa ipotesi – il Covid potrebbe manifestarsi in un’altra variante. La pandemia è solo all’inizio, «il Covid-19 è ancora fra noi e ci resterà per molto tempo – spiega il patologo Sergio Abrignani, già componente del Cts – ma i risultati della ricerca sia sul fronte delle cure che del nuovo vaccino dovrebbero evitare nuove emergenze ».

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