Consiglio permanente Cei. Galantino: la politica ascolti i bisogni reali

Una politica che non divaghi. Che, al contrario, si sintonizzi «con il fuso orario dei bisogni della gente» e che non ricorra al vecchio trucco del panem et circenses «per non guardare alle buche per strada». È questa la politica che invocano i vescovi italiani. I quali guardano anche all’elezione del presidente della Repubblica «sperando e pregando» che, al di là del suo essere cattolico («non è di per sé una garanzia») sia «un uomo capace di aiutare i governanti a poggiare l’orecchio» proprio su quei bisogni. È monsignor Nunzio Galantino a riferire ai giornalisti l’eco dei lavori del Consiglio permanente di questa settimana. E con la consueta schiettezza si sofferma sui diversi temi affrontati dai membri del parlamentino della Cei, sulla scia della prolusione del cardinale presidente, Angelo Bagnasco.
Gender e unioni civili
Al primo posto, afferma il segretario generale, «la colonizzazione ideologica del gender che vuole capovolgere l’alfabeto dell’umano». Galantino ricorda che la tentata introduzione di queste teorie nella scuola «è stata presentata come un fatto educativo: aiutare i bambini alla tolleranza della diversità». Ma «sotto il titolo di quei libri si è messa invece una polpetta avvelenata perché si vuole capovolgere il dato antropologico e per fare questo si è usata una violenza». Una cosa è ricevere un trans, come ha fatto il Papa, per testimoniare l’accoglienza che si deve a tutti, aggiunge poi parlando a Radio vaticana, un altro propagandare nelle scuole la teoria del gender. «E comunque è scorretto mettere in contrasto (come hanno fatto alcune testate) quell’incontro con quanto ha detto il cardinale Bagnasco nella prolusione, tra l’altro citando proprio il Papa».Il segretario della Cei prosegue: «Abbiamo l’impressione che i politici si diano un gran da fare, ma non su quello di cui la gente ha bisogno». L’esempio è quanto ha fatto il sindaco Marino, a Roma. «Una volta, proprio a Roma si parlava di panem et circenses. Oggi il pane le persone lo vanno a prendere alla Caritas, e i circenses nelle aule consiliari». Fuor di metafora, spiega Galantino, «le unioni civili mi sembrano un diversivo per chi non è sintonizzato sul fuso orario della gente. Per fare la cerimonia in Campidoglio bastano due ore. A me sembra che per non guardare le buche per le strade, si offrano diversivi». Il vescovo si rivolge quindi anche ai giornalisti, ricordando come il 18 ottobre scorso, quando Marino con tanto di fascia tricolore aveva recepito le “nozze” gay di due omosessuali “sposati” all’estero (cosa che la legge italiana espressamente vieta, ndr), aveva anche posato con un bambino che, arrotolati i certificati, li usava come cannocchiale. «Qualcuno ha scritto: “Così guarda lontano”. Ma di che cosa stiamo parlando?». Questo, però, senza nulla togliere ai diritti individuali, che «sono sacrosanti». Ma «l’errore sta nel ritenere che quei diritti siano la via per il bene comune».

La famiglia
Il segretario della Cei chiede a nome dei vescovi più attenzione alla famiglia, «oggi al centro di chiare aggressioni da parte delle lobbies». «Che fine ha fatto il quoziente familiare? Nei lavori parlamentare se ne sono perse le tracce». Eppure la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna è «una realtà garantita dalla Costituzione. «E allora chiunque fa passi che vanno contro questa realtà, cercando di scardinarla dall’interno, a mio parere realizza una sorta di “bullismo costituzionale”».
Banche popolari e immigrati
A una domanda sulla riforma delle banche popolari, il vescovo risponde. «Non è un attacco alla finanza cattolica, ma non mi pare che nelle premesse di questa riforma ci sia una più equa distribuzione della ricchezza». E sempre in tema di problemi reali, Galantino aggiunge: «Non si può ipocritamente continuare a meravigliarci che arrivino ancora nuovi immigrati. A fronte degli sbarchi, prefetti e sindaci prima ci telefonano per sapere se c’è posto, ma dopo che accogliamo le persone spariscono. Salvo contestarci poi che violiamo le leggi europee che prescrivono uno spazio di almeno 2,5 metri quadri per ognuno».
La Croce e Avvenire
C’è spazio anche per la domanda sulla nascita del nuovo quotidiano La Croce. Pensa che sia in alternativa ad Avvenire?, gli chiedono. «Pensarlo sarebbe un’affermazione di bassa lega», risponde il segretario della Cei, che ammette però di non aver ancora visto da vicino il neonato giornale. «Quando esce un nuovo organo di informazione è sempre positivo, non foss’altro che per il fatto che si creano posti di lavoro. Speriamo che li paghino», aggiunge. E comunque «una voce in più è un bene, anche la Chiesa può beneficiare dell’esistenza di più giornali. Il pensiero unico non va mai bene a nessuno». Avvenire, assicura tuttavia Galantino, «è in una situazione bella e florida. Aumenta e sta aumentando tiratura e lettori, mentre altri giornali registrano cali rilevanti».
Revisione delle diocesi e Sinodo
Nessuna novità, invece, sulla revisione del numero delle diocesi. La Cei già dal 2011 ha indicato alla Congregazione dei vescovi alcuni criteri per procedere. «Ma non è vero che il Papa abbia affidato a me questo incarico. Non è un lavoro per una sola persona. E comunque – sottolinea Galantino – non si possono fare tagli orizzontali». Risposte al questionario per il Sinodo dei vescovi: «Nelle diocesi – ha concluso il vescovo – è in atto una fase di creativo laboratorio».
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