Commento Letture Liturgia II Domenica Quaresima 13 Marzo 2022

Questa settimana possiamo, con commossa gratitudine, dare la parola ancora una volta a sr. Stefania Monti, che il 6 febbraio scorso ha compiuto il proprio «esodo» da questa vita. Nel maggio del 2021, nel corso di un convegno di Biblia (Atti in corso di stampa), tenne infatti una relazione incentrata in gran parte sul testo evangelico di questa domenica. Ne riportiamo alcuni stralci.

Per quanto concerne il mistero della trasfigurazione, varie sono le ipotesi interpretative: dalla visione profetica a quella apocalittica, dal racconto di intronizzazione all’epifania divina, al racconto cultuale: quanto è certo è che occupa un posto centrale nella tradizione sinottica ed è un punto di svolta.

Gesù parla con Mosè ed Elia: il dialogo è visto, ma non è dato sapere se e quanto sia stato udito, perché solo Luca rivela il tema della conversazione, ovvero l’exodon che sta per compiersi a Gerusalemme. Il termine exodon è hapax (cioè ricorre una volta sola) in Luca e torna solo in Eb 11,22 e 2Pt 1,15.

Il contesto di Luca fa pensare a un significato più ampio di quello di un eufemismo che indichi la semplice dipartita da questo mondo. Il racconto è infatti preceduto dalla dichiarazione di Pietro circa la messianicità di Gesù (9,18-20) e dall’annuncio della passione (9,21-27). Gli evangelisti hanno letto la vita di Gesù come un autentico esodo; l’impiego del termine da parte di Luca è intenzionale. L’interesse di Luca è centrato sul volto «altro» di Gesù, che rimanda al mistero del volto di Mosè (Es 34,30). I contatti di questo racconto con l’esodo sono molteplici. 

A parte il termine exodos e la presenza di Mosè, possiamo ricordare che tutto si svolge su un monte e che è presente anche Elia, personaggio ampiamente «mosaizzato» nel ciclo che lo riguarda (1Re 17ss). Mosè ed Elia, oltre che essere simbolo di Torah e Profeti e rappresentare quindi un dialogo di Gesù con le Scritture, avvalorano il clima apocalittico dell’episodio.

Gesù è salito sul monte per pregare (Lc 9,28), secondo lo schema familiare a Luca, e tutto avviene mentre sta pregando: non cambia aspetto, ma il segno del volto potrebbe esprimere il suo rapporto con Dio in quel momento. Il dialogo tra Gesù Mosè ed Elia verte «sul suo esodo» che stava per compiersi a Gerusalemme» (v. 31, emellen pleroun en Ierousalem), in cui leggiamo il verbo pleroo nel senso di «compiere», «portare a pienezza», come si trattasse di colmare un vuoto. 

Esodo storico, esodo di Gesù, esodo ultimo e definitivo: tale è il filo conduttore della vicenda da Israele ai credenti. Il tutto avverrà a Gerusalemme, denominata col termine che indica la città nel suo ruolo fondamentale per la storia della salvezza (Ierousalem): non quindi una semplice indicazione geografica o, al contrario, il luogo in cui si trova la sede dell’avverso potere (denominata in questo caso Ierosoluma, cf. Mt 2,1), ma il nome della città in cui si realizzerà il piano di Dio, attraverso Gesù e che, alla fine del tempo, scenderà dal Cielo (Ap 21,2).

Gesù quindi deve compiere un viaggio e questa partenza non coincide semplicemente con la sua morte, ma riguarda tutto un processo che si concluderà solo al c. 24 di Luca, allorché nel «giorno uno» e unico (te de mia ton sabbaton, v. 1) Gesù ascende al cielo – un vero e proprio esodo non solo suo personale, ma che varrà per tutti coloro che lo seguiranno. Potremmo così riconoscere un esodo imminente nella salita che si sta per compiere a Gerusalemme: essa però non esaurisce l’exodos di cui parla sul monte con Mosè ed Elia, che è un esodo, per così dire, finale, il culmine di una storia salvifica.

Vien da pensare che l’oggetto della conversazione con i due personaggi del Primo Testamento sia appunto questo duplice viaggio, ma, in modo particolare, quello imminente che rimanda alla analepsis, «salita» di Lc 9,51. Anche in questa c’è un cambiamento di volto: Luca precisa che Gesù «indurì» (esterisen) la faccia riprendendo alcune espressioni profetiche (Is 50,7; Ez 3,8) che riguardano ferme decisioni che porteranno alla persecuzione. L’ascesa a Gerusalemme è contrassegnata da un volto prima luminoso poi indurito.

Così sr. Stefania. Il nostro pensiero oggi è però obbligato a pensare anche ad altri esodi, questa volta contraddistinti dalla speranza di poter ritornare a quanto si è lasciato; per questo i volti dei protagonisti, più che essere «induriti», sono rigati dalle lacrime.

Il Regno