Come si vedono Rete e Chiesa dopo diciassette anni da blogger

Per quanto assai giovane Lucia Graziano, autrice di «Una penna spuntata», ha varcato una soglia cronologicamente significativa: da ieri può dire «di aver trascorso la maggior parte della vita a fare la blogger». Per celebrare un tale «scollinamento» ha immaginato, con la creatività che la contraddistingue, di intervistare la «sé medesima» di diciassette anni fa, facendosi aiutare dai follower per le domande ( bit.ly/3ucg9av ). Dalla consueta abbondanza di contenuti estraggo un’opinione sull’ambiente digitale in generale, e tre riferimenti ecclesiali. Affacciatasi online al tempo dei forum e dei blog, Lucia Graziano non apprezza i cambiamenti sopravvenuti nel tempo dei social, in cui tanto i dispositivi quanto le modalità di accesso favoriscono interventi superficiali e umorali. Di qui la sua fedeltà alla forma-blog, per quanto «di nicchia». Sul piano ecclesiale, la blogger sottolinea che «online si sta creando un microcosmo di credenti, che è un piccolo universo a parte. Nel bene e nel male». E poi cita con soddisfazione due casi di cui è stata protagonista. Il primo è di natura pubblica: nel periodo del lockdown, un suo post su un importante precedente storico, nell’Ottocento, di provvedimenti episcopali atti a contenere un’epidemia anche a costo di limitare l’accesso ai sacramenti venne ripreso da un vescovo (Šaško, ausiliare di Zagabria). Il secondo è di natura privata: una lettrice, riconoscendola come «cattolica praticante» e insieme come «persona amichevole», le chiese aiuto per accostarsi nuovamente alla Chiesa e segnatamente al sacramento della penitenza, privilegiandola rispetto ad altri blog «più propriamente confessionali» ma che le incutevano disagio. E con tale richiesta confermò Lucia Graziano nella scelta, sul blog e nella vita, di una precisa cifra stilistica: «Non apparire arroganti… con il parlare sempre di cose serie».
Avvenire