CINEMA D’AUTORE Tornatore insegue Hitchcock

Un film sofisticato per raccontare l’intreccio tra amore e arte, solitudine e mistero. Conclusa con Baaria l’esplorazione cinematografica della sua Sicilia, abbandonata la pellicola per il digitale, Giuseppe Tornatore guarda all’Europa e firma un thriller senza morti né detective, La migliore offerta, dove la suspance che accompagna lo spettatore per due ore è il frutto di un intreccio preciso e avvincente affidato all’interpretazione di uno straordinario Geoffrey Rush, affiancato da Sylvia Hoeks, Jimi Sturgess e Donald Sutherland.

Prodotto da Arturo Paglia e Isabella Cocuzza per Paco Cinematografica e distribuito da Warner il 1° gennaio, il film conta sulla colonna sonora di Ennio Morricone che ha cominciato a lavorare sulle musiche prima che Tornatore girasse. Della storia diremo pochissimo, per non rovinarvi la sorpresa. Basta sapere che il protagonista è uno stimato esperto d’arte e battitore d’asta, Virgil Oldman, che per tutta la vita ha tenuto a distanza di sicurezza i sentimenti e la stessa superficie del mondo isolandosi attraverso un paio di guanti. La sua vita cambia quando una giovane donna, Claire, gli chiede di valutare il patrimonio di famiglia. Furioso per i continui mancati incontri con la ragazza, con la quale parla solo al telefono, Virgil scopre che Claire soffre di una grave forma di agorafobia e da oltre dieci anni non abbandona il suo appartamento. Come Virgil, anche lei è prigioniera di un’ossessione che la separa dal resto dell’umanità. Tra i due nasce un legame che Virgil non ha mai vissuto nella sua vita, ma le cose prenderanno una piega imprevista.

Riflettendo sul rapporto tra realtà e finzione, vero e falso (una delle frasi chiave del film è «Anche in un falso d’arte c’è qualcosa di vero»), Tornatore declina in maniera diversa dai suoi film precedenti temi a lui cari come la solitudine dei personaggi, la memoria e anche il cinema («Tutto può essere finzione, anche l’amore e la follia» dice Sutherland in una scena). «Il titolo – dice Tornatore – mi ha dato modo di pensare al valore che si attribuisce alle cose.

La migliore offerta è quella più alta come nel mondo dell’arte, dove il prezzo di alcuni oggetti non è sempre stabilito dall’inizio, oppure quello più basso come nelle gare d’appalto?».

In collegamento da Melbourne, dove è impegnato a teatro, Rush offre la propria chiave di lettura del film («Un dialogo tra la vecchia Europa e la nuova»), e dice di Tornatore: «Mi è capitato raramente di leggere una sceneggiatura così ben scritta, dove i personaggi sono perfettamente delineati. Ho amato questo film sin dall’inizio e con Giuseppe abbiamo lavorato per definire nel dettaglio i gesti e le espressioni di Virgil. È incredibile come Tornatore abbia in mente cosa voglia ottenere da ogni singola inquadratura: oggetti, movimenti, musica devono collimare alla perfezione».

E Tornatore: «Il film racconta una storia con una complessità per certi versi non narrabile, una piccola sfida per un film che nasce dalle ceneri di due idee diverse, fuse in un lavoro di artigianato cinematografico che rivela una vera e propria gioia della narrazione». E a proposito del forte calo degli incassi nel periodo natalizio, il regista commenta: «Senza dubbio la crisi economica incide sul botteghino, e la pirateria è un cancro, ma il problema sta anche nella mancanza di varietà nel linguaggio narrativo. Sarebbe bello poter offrire allo spettatore tanti generi e linguaggi: epica, storia, drammi, commedie, azione, avventura. Sarebbe poi auspicabile una minore separazione tra cinema popolare e d’autore. Un film che sappia coniugare la leggerezza con una riflessione su temi importanti può essere cinema d’autore capace di raggiungere il grande pubblico».

Alessandra De Luca