Chi è il generale al quale Putin ha affidato le sorti della guerra in Ucraina

A 61 anni, Alexander Dvornikov è un veterano pluridecorato e ha alle spalle la vittoriosa condotta delle operazioni russe in Siria e una profonda conoscenza del distretto militare meridionale. Proprio quello che confina con l’Ucraina

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Agi

Una foto del 2016 lo ritrae mentre consegna a Vladimir Putin una grande foto incorniuciata. È l’immagine di un elicottero da assalto che sorvola un gruppo di case in Siria, come spiega una didascalia in cirillico. È l’operazione che ha fatto guadagnare al generale Alexander Dvornikov la stella d’oro di della Federazione russa e la foto con Putin immortala il momento. Dvornikov, alto, imponente, non sembra troppo a proprio agio, eppure è abituato a muoversi nelle stanze del potere almeno tanto quanto lo è sul campo di battaglia.

Putin gli deve molto: è stato lui a dare la svolta alle operazioni in Siria: dall’inizio dell’intervento militare russo, nel settembre 2015, è stato comandante del raggruppamento delle forze armate e sei mesi dopo può raccogliere i frutti del suo lavoro nella Sala di San Giorgio nel Cremlino, dove il presidente gli appunta al petto la più alta onorificenza militare.

Ora che è stato nominato comandante delle forze russe in Ucraina, Dvornikov è chiamato a ripetere l’impresa. Conosce bene la frontiera: il suo incarico precedente è stato in un luogo caldo come il Caucaso, dove è stato nominato comandante del distretto meridionale, in prima linea negli ultimi trent’anni per le tensioni nel Transcaucaso e le due guerre in Cecenia, oltre alle continue operazioni antiterroristiche sul territorio di tutte le repubbliche, il conflitto militare con la Georgia, e ora con l’Ucraina.

Da dove viene il generale Dvornikov

Negli appunti di Maria Lavrentyevna Kiriyenko, un’insegnante di storia della Scuola Militare Ussuri Suvorov, c’è una nota che riguarda Alexander Vladimirovich Dvornikov: “Ha studiato il triplo degli altri, è stato membro della squadra della scuola di tiro, è stato un ottimo nuotatore e sciatore e ha sempre difeso i suoi amici”. Ma Kiriyenko ha un debole per questo ragazzo di 17 anni (è nato nel 1961 a Ussurijsk, a pochissima distanza dal confine con la Cina e con la Corea del Nord e a due passi da Vladivostok), sa che Alexander ha una marcia in più e gli fa una raccomandazione che sarà profetica: “Sii per te stesso un generale, Sasha”.

Nel 1978 Dvornikov entra nella Scuola di comando delle armi combinate superiori di Mosca, dopodiché, nel 1982, presta servizio nel distretto militare dell’Estremo Oriente come comandante di plotone, comandante di compagnia e capo di battaglione.
Nel 1991 si diploma all’Accademia Militare Frunze, dopo di che serve nel Gruppo delle forze occidentali come vice, e dal 1992 al 1994, comanda la 154 brigata di fanteria motorizzata di Berlino.

Dal 2000 al 2003 presta servizio nel distretto militare del Caucaso settentrionale (ora meridionale) come capo di stato maggiore della divisione e successivamente comandante della divisione. Nel 2005 si diploma all’Accademia Militare di Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa ed è  nominato Vice Comandante dell’Esercito, poi Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel Distretto Militare Siberiano. Da giugno 2008 al gennaio 2011 è Comandante della V Armata Combinata del Distretto Militare dell’Estremo Oriente, poi fino ad aprile 2012 serve come Vice Comandante del Distretto Militare Orientale. Nel maggio 2012 è nominato Capo di Stato Maggiore – Primo Vice Comandante del Distretto Militare Centrale. Poi, nel settembre 2015, la svolta: gli viene affidato il comando del gruppo di truppe russe in Siria.

In un’intervista del 2016 parlava proprio della minaccia che poteva provenire da un allargamento della Nato in Ucraina e del ruolo dei Paesi amici: “Abbiamo una nostra presenza al di fuori della Federazione Russa, alla quale attribuiamo un ruolo molto importante per la stabilità nella direzione strategica sudoccidentale – intendo le basi militari situate in Armenia, Abkhazia e Ossezia meridionale. Naturalmente, sono anche costantemente pronte al combattimento, in grado di svolgere la loro missione in qualsiasi momento”.

E illustrava la strategia da adottare in combattimento: “È importante sapere non solo in teoria come e cosa si sta facendo, ma anche avere abilità pratiche nell’uso di armi di nuova generazione tra cui, ad esempio, i missili da crociera a lungo raggio Kalibr che possono essere sparati da fregate e da sottomarini contro bersagli terrestri e marittimi”.

Dvornikov conosce meglio di chiunque altro l’armamento a sua disposizione e ne parla diffusamente: “Le unità di volo e la difesa aerea schierate in Crimea sono dotate delle armi più recenti. Negli aeroporti militari, i moderni caccia Su-30SM, gli elicotteri Ka-52 Alligator e Mi-28N Night Hunter sono pronti per svolgere missione di combattimento. I sistemi missilistici antiaerei S-400 Triumph e i sistemi missilistici e cannoni antiaerei Pantsir-S sono in servizio di difesa. Inoltre, l’arrivo di nuovi sottomarini e navi nella flotta del Mar Nero e nella flottiglia del Caspio ci ha permesso di aumentare significativamente l’intensità dell’addestramento al combattimento del personale”.