Che aspettiamo a progettare e fare futuri abitabili per l’umanità?

Gentile direttore, in questa estate l’attenzione va spesso – e comprensibilmente – ai dibattiti sui programmi per prossime elezioni e ai molti temi toccati dai vari partiti-coalizioni. A uno sguardo etico, però, appare assolutamente insufficiente l’attenzione per quello che è il grande tema di questo tempo: il degrado ambientale e in particolare il riscaldamento globale. Eppure, proprio quest’estate ha mandato segnali forti e numerosi: dai crolli della Marmolada e del Pelmo alle temperature roventi che da lunghi mesi stanno mettendo in ginocchio la nostra Penisola e l’Europa tutta, causando disagi e morti. Giustamente il suo giornale ha documentato le analisi di scienziati e climatologi e richiamato le petizioni promosse da scienziati e organizzazioni come l’ASviS (io stesso l’ho fatto e invito a farlo). La domanda vera è: perché così limitata è l’attenzione per tutto questo nei programmi di molti partiti e nei dibattiti in vista delle elezioni (pur con qualche lodevole eccezione)? Cos’altro deve accadere perché comprendiamo che è su questo versante che ne va del futuro di tutti? Anzi, che nessun futuro c’è per l’economia di un Paese come il nostro in assenza di un incisivo contrasto al mutamento climatico (decarbonizzazione, economia circolare, ripensamento della mobilità, smart working…)? Che nessun futuro c’è per le prossime generazioni in assenza di un serio investimento sulla vivibilità del Paese e dei territori? E, ancora: se le emissioni climalteranti vanno tagliate drasticamente entro qualche decennio (così ci dicono gli scienziati), perché si insiste a evocare un nucleare da fusione che con tempi del genere non potrà essere d’aiuto? La parola sostenibilità – spesso e giustamente citata – va riempita di contenuti, per disegnare una transizione ecologica che non sia finta, come si dice oggi: solo greenwashing.

Ma per questo occorre investire in conoscenza, ricerca, formazione; occorre rendere effettivamente accessibili stili di vita a basso impatto. Di questo occorre parlare, più che di improbabili tagli alle tasse. L’enciclica “Laudato si’” chiede cura della «casa comune», chiede di agire presto, responsabilmente e con lungimiranza: se siamo l’unica specie in grado di progettare futuri abitabili, che aspettiamo a farlo?

Simone Morandini Fondazione Lanza (Centro Studi in Etica Applicata)

PENSIERI D’AGOSTO: TRA POLITICA, GUERRE DISIMPEGNO E UN’ALTRA PROSPETTIVA

Caro direttore, avevamo imparato che la politica è amministrazione del presente, con responsabile sguardo al futuro che prepara. Ma da vari anni in Italia (per restare a questa), si è ridotta all’amministrazione del presente, quando non a discutere su come dev’essere questa amministrazione, e chi deve dirigerla. Voci che ricordano che essa deve anche guardare al futuro non mancano (e “Avvenire” lo dimostra). Ma sembrano sperdersi nell’inarrestabile chiacchiericcio che domina, anche se danno coraggio a chi le dice e a coloro che sanno ascoltare. Questo proprio quando lo svilupparsi dell’epidemia globale e la guerra russo-ucraina (ma non solo questa) hanno dimostrato la debolezza dell’uomo, che si era ritenuto onnipotente, e hanno riportato a quella minaccia nucleare, che dall’agosto del 1945 pende e continuerà a pendere sull’umanità (come “Avvenire” periodicamente ricorda). Par che tutto ciò nulla interessi a tantissimi che stanno vivendo giorni della loro irripetibile vita in località turistiche. E che si lasciano attrarre anche da alcune delle moltissime attività cosiddette culturali che spingono ad allontanarsi da se stessi e dalla consapevolezza della situazione esistente. E fanno persino dimenticare che ci sono dei sofferenti e dei morenti nelle case e negli ospedali. Eppure, l’Assunzione di Maria, la Madre di Gesù, in anima e corpo al cielo, che si celebra proprio a metà agosto e che è l’ultimo dogma della Chiesa Cattolica (proclamato da Pio XII l’1 novembre 1950), ricorda che, oltre al vivere terreno, c’è il vivere eterno, che dà senso e orientamento al terreno…

Raffaele Vacca

LE BOMBE SU ROMA DI 79 ANNI FA E QUELLA BENEDIZIONE TRA LE MACERIE

Caro direttore, era il 13 agosto 1943. 79 anni fa. L’età di un nonno o di una nonna. Roma subisce il secondo attacco aereo alleato. Sui quartieri Prenestino, Casilino, Appio, San Lorenzo, Porta Maggiore e San Giovanni piovono le bombe che causeranno circa 1.500 morti, 6.000 feriti, migliaia di case distrutte e abitanti senza tetto. L’obiettivo erano gli scali ferroviari, ma furono i civili a pagare le conseguenze. L’unica grande personalità che si recò subito dopo il bombardamento (come dopo il primo del 19 luglio) fu un uomo vestito di bianco, un bianco che risplendeva particolarmente quel giorno anche in mezzo alle macerie, al dolore, all’orrore. Era papa Pio XII. Mentre una vile e colpevole politica era distante mentalmente, geograficamente, umanamente (solo la principessa di Piemonte, Maria-José si palesò). Il Papa spalancò le braccia (in una foto divenuta iconica) benedicendo la folla. Un’istantanea destinata a divenire duratura e riassuntiva di un momento storico. E a certificare la debolezza della politica e la forza, la speranza, la condivisione della fede. Non dimentichiamolo, soprattutto in quest’oggi funestato da guerre vicine e lontane.

Daniele Piccinini

(Lettera ad Avvenire)