Cattolici e ortodossi uniti per un nuovo umanesimo

La cultura europea «corre il rischio dell’amnesia», di dimenticare le proprie radici cristiane che sono invece «vive e feconde, in Oriente e in Occidente» e «devono ispirare un nuovo umanesimo». Lo ha ribadito ieri sera Benedetto XVI al termine del concerto offerto in suo onore in Vaticano a conclusione delle Giornate di cultura e di spiritualità russa promosse dal patriarca ortodosso di Mosca, Kirill I. L’evento è stato introdotto dal metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato. Nel suo intervento Benedetto XVI ha «innanzitutto» espresso la sua «profonda gratitudine», al patriarca Kirill. «A lui – ha detto il Pontefice – rivolgo il mio più fraterno e cordiale saluto, esprimendo vivamente l’auspicio che la lode al Signore e l’impegno per il progresso della pace e della concordia tra i popoli ci accomunino sempre più e ci facciano crescere nella sintonia degli intenti e nell’armonia delle azioni». Quindi il Papa ha ringraziato «di vero cuore» il metropolita Hilarion, «per il saluto che tanto gentilmente ha voluto rivolgermi e per il suo costante impegno ecumenico, congratulandomi con lui per la sua creatività artistica, che abbiamo avuto modo di apprezzare». Tra i brani eseguiti nell’Aula Paolo VI – di Musorgskij, Rimski-Korsakov, Caikovskij e Rachmaninov – c’è stata infatti anche la sinfonia «Canto dell’Ascensione» composta personalmente dall’alto ecclesiastico ortodosso. Il Pontefice ha poi salutato «in particolare» il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, che hanno organizzato, con i loro dicasteri e in stretta collaborazione con i rappresentanti del Patriarcato di Mosca, le «Giornate» di cui il concerto di ieri sera ha segnato il punto culminante. Gli incontri hanno avuto come tema «Ortodossi e cattolici in Europa oggi. Le radici cristiane e il comune patrimonio culturale di Oriente e Occidente». E proprio partendo da questo titolo il Papa ha evidenziato che «come ho più volte affermato, la cultura contemporanea, e particolarmente quella europea, corre il rischio dell’amnesia, della dimenticanza e dunque dell’abbandono dello straordinario patrimonio suscitato e ispirato dalla fede cristiana, che costituisce l’ossatura essenziale della cultura europea, e non solo di essa». «Le radici cristiane dell’Europa – ha ribadito Benedetto XVI – sono costituite infatti, oltre che dalla vita religiosa e dalla testimonianza di tante generazioni di credenti, anche dall’inestimabile patrimonio culturale e artistico, vanto e risorsa preziosa dei popoli e dei Paesi in cui la fede cristiana, nelle sue diverse espressioni, ha dialogato con le culture e le arti, le ha animate e ispirate, favorendo e promuovendo come non mai la creatività e il genio umano». «Anche oggi – ha evidenziato il Pontefice – tali radici sono vive e feconde, in Oriente e in Occidente, e possono, anzi devono ispirare un nuovo umanesimo, una nuova stagione di autentico progresso umano, per rispondere efficacemente alle numerose e talvolta cruciali sfide che le nostre comunità cristiane e le nostre società si trovano ad affrontare, prima fra tutte quella della secolarizzazione, che non solo spinge a prescindere da Dio e dal suo progetto, ma finisce per negare la stessa dignità umana, in vista di una società regolata solo da interessi egoistici». «Torniamo – ha esortato il Papa – a far respirare l’Europa a pieni polmoni, a ridare anima non solo ai credenti, ma a tutti i popoli del Continente, a promuovere la fiducia e la speranza, radicandole nella millenaria esperienza di fede cristiana!». Nel suo saluto introduttivo il metropolita Hilarion che ha anche letto un messaggio inviato per l’occasione dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, al Papa, «amato fratello in Cristo». «Per la prima volta nella storia, – ha sottolineato Kirill – tre gruppi musicali d’eccezione» si riuniscono oggi in Vaticano «per eseguire le opere di grandi compositori russi». «Tutto questo – ha aggiunto – fa del momento che vivete un evento di grande importanza nella storia degli scambi culturali tra le nostre Chiese».
di Gianni Cardinale – avvenire