di PAOLO LAMBRUSCHI
« Prima ancora di aiutare i poveri, la Chiesa è chiamata a essere povera, libera dai condizionamenti di idoli che rischiano di soffocare lo stile di vita cristiano». Richiamando il ruolo educativo della Caritas nelle comunità cristiane anche in Europa, il vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, ha aperto ieri a San Benedetto del Tronto davanti a 600 delegati il trentaquattresimo convegno delle Caritas diocesane. Nella prolusione ha illustrato lo scenario, dalla crisi economica al ruolo del volontariato, dall’immigrazione al Mezzogiorno. E i metodi sempre efficaci della Caritas, dall’ascolto all’accoglienza, dalla sussidiarietà all’intramontabile promozione umana. Il territorio è nel dna dell’organizzazione. In questa congiuntura le antenne della carità si sono infatti ancor più affinate. Oggi 206 Caritas diocesane su 220 sono dotate di almeno un Centro di Ascolto diocesano o svolgono attività stabili di coordinamento a livello zonale o parrocchiale. Una presenza che non ha pari nella Penisola. E 186 Caritas diocesane curano un Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse o sono comunque impegnate in attività stabili di lettura dei fenomeni e riflessione. Dati che, secondo il vescovo di Lodi, hanno poi determinato l’azione di contrasto di povertà poco note. E questo è il bilancio dell’impegno delle Caritas diocesane contro la crisi nel 2010, anno europeo di lotta alla povertà. ‘Accanto al Prestito della Speranza, avviato dalla Cei con il sostegno delle Caritas, è quasi impossibile raccontare la molteplicità di piccoli, medi e grandi interventi da parte di tutte le Diocesi e parrocchie’. Dal 2001 al 2009, a parte i Fondi di solidarietà per la crisi economica, la Caritas nazionale ha accompagnato 185 Caritas diocesane alla realizzazione di oltre mille progetti relativi a vari ambiti di bisogno. Destinatari sono stati immigrati, famiglie in difficoltà, detenuti ed ex detenuti, anziani, vittime di violenza e tratta, malati terminali, senza dimora, richiedenti asilo. Secondo Merisi dalla congiuntura difficile si esce, sulla scorta della ‘Caritas in veritate’, anche garantendo ‘un diritto fondamentale di ogni persona, l’accesso al credito’. Il vescovo ha sottolineato al riguardo ‘il ruolo della microfinanza’ e ha ribadito la necessità di una maggiore sobrietà personale e pubblica, ‘senza timore di ridurre i consumi voluttuari, perché la minor spesa, può ben essere compensata da maggior investimenti a difesa dell’occupazione’. Quindi due cenni all’attualità. Anzitutto, la questione meridionale, oggetto di un recente documento dei vescovi che, ha chiarito Merisi, va declinata con il federalismo solidale. ‘Vogliamo impegnarci nel dibattito circa la prospettiva federalista, ormai presente nella Costituzione della Repubblica, perché questa sia ispirata a principi di solidarietà e di responsabilità, ma rifugga da ogni forma di istituzionalizzazione delle disuguaglianze’. Anche l’immigrazione va collocata tra le riflessioni che stimolano l’impegno educativo per le giovani generazioni. ‘Parlarne significa parlare di accoglienza, legalità, integrazione, di diritti e di doveri, da tutti rispettati e attuati, di evangelizzazione e di promozione umana, di cultura e dialogo’. Il 2011 sarà l’anno europeo del volontariato e il vescovo di Lodi, a scanso di equivoci, ha chiarito come la Caritas intende questo impegno. ‘Mi sembra giusto distinguere le presenze di volontariato, tutte lodevoli e importanti. Quello espresso dalle Caritas non fa parte di una struttura – pure efficiente – quale quella espressa dalla Protezione civile, che spesso si avvale legittimamente di personale temporaneamente distaccato dalla propria ordinaria attività lavorativa, bensì da persone che scelgono di donare il proprio tempo e le proprie competenze senza nessun riconoscimento. Non si tratta di sviluppare gerarchie di valori, discutere della purezza della prestazione volontaria: semplicemente riconoscere l’evangelicità della dimensione del dono e della gratuità, tratto ineludibile della vocazione cristiana’. (avvenire)