A Milano le «cellule» dell’annuncio

propongono una nuova forma di evangelizzazione nelle comunità locali

DA MILANO ANNALISA GUGLIELMINO – avvenire.it

«Un nuovo stile di collabora­zione tra laici e sacerdoti proietta le par­rocchie verso nuove fron­tiere di evangelizzazione, dona slancio missionario a entrambi, rinnovandoli nel profondo e preparandoli a spendersi insieme per il Vangelo». È da queste paro­le di Benedetto XVI che prende le mosse il 21° semi­nario internazionale delle Cellule parrocchiali di e­vangelizzazione, da oggi fi­no a domenica a Milano. Nella città ambrosiana è la basilica di Sant’Eustorgio a sperimentare, da ormai 23 anni, la forma delle Cellule, una «collaborazione» tra sa­cerdoti e fedeli che già Pao­lo VI indicava come mezzo per rinnovare le comunità parrocchiali. Un anno fa, il 29 maggio 2009, la parroc­chia guidata da don Pier Giorgio (Pigi) Perini ha rice­vuto su mandato del Papa il Riconoscimento vaticano. «Un apprezzamento della Chiesa cattolica per il me­todo di evangelizzazione qui sperimentato – dice la parrocchia ambrosiana – e la volontà di vederlo prose­guire, quale proposta in gra­do di rinnovare la comunità in senso missionario». Nel 1986 don Pigi «importò» a Milano l’esperienza delle «cellule» vissuta in una par­rocchia della Florida: la cel­lula parrocchiale è un pic­colo gruppo, legato da vin­coli familiari o di amicizia. Operando nei diversi am­bienti del quotidiano ogni cellula s’ingrandisce fino a originarne una nuova. Oggi alle centinaia di cellule mi­lanesi si aggiungono quelle sparse in tutto il mondo. E il seminario che parte og­gi illustrerà agli oltre 400 i­scritti, di cui 70 sacerdoti, come possa svilupparsi l’e­vangelizzazione della par­rocchia e come i laici pos­sano riscoprire il loro ruolo preminente nella vita della Chiesa. «I laici sono coloro grazie ai quali ho superato molte difficoltà della mia vi­ta spirituale e sacerdotale – racconta don Perini, oggi ot­tantunenne, parroco a Sant’Eustorgio dal 1977 –. Sono stati loro, nei momenti di scoraggiamento, a darmi la spinta per continuare. È grazie all’affetto e alla cura reciproci che questo pro­getto è andato avanti fino a ottenere, un anno fa, il Ri­conoscimento vaticano». Nel quadro dell’Anno sa­cerdotale, aggiunge il sacer­dote, «è quanto mai attuale chiedersi in cosa consista il nuovo stile di collaborazio­ne tra sacerdoti e laici, già evocato dal Concilio Vatica­no II, in merito alla vita e al­la missione della Chiesa».