Capacità di fare impresa, educazione, integrazione dei migranti, recupero della mobilità sociale e, last but not least , le necessarie riforme istituzionali. Sono cinque «interruttori» per far riprendere lo sviluppo del Paese su cui le Settimane sociali di Reggio Calabria (14-17 ottobre) intendono pigiare il dito. Questi punti saranno il nerbo dell’«Agenda di speranza » , che diocesi, associazioni, università stanno elaborando in vista dell’appuntamento. A fare il punto – la prossima tappa a maggio sarà la presentazione del documento preparatorio – è stata ieri una conferenza stampa con i vertici del Comitato scientifico e organizzatore. Nella sede dell’Azione cattolica erano presenti anche tre delle molte realtà impegnate a dar corpo alle assise sociali: l’Ac (che porta avanti convegni regionali di approfondimento), la diocesi di Firenze e la pastorale giovanile. A moderare, il direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali Cei, monsignor Domenico Pompili. Non sarà un lavoro calato dall’alto. «L’agenda non è già pronta. Avrà pochi punti, ma precisi. Non intendiamo affrontare tutti i problemi sociali, ma fermarci su alcuni», ha sottolineato il vescovo di Ivrea Arrigo Miglio, presidente del Comitato e della Commissione Cei per i problemi sociali, lavoro, pace e salvaguardia del creato. L’impegno procede in «parallelo con i territori», ha detto soddisfatto il pastore, e ha ricevuto una «grossa spinta» dalla Caritas in veritate .
In più, alla luce dei fatti recenti, è stata «una scelta provvidenziale» andare a Reggio Calabria, «un punto del Paese in questo momento particolarmente sofferente». Richiesto, a margine, di un commento sulle parole del Papa contro il ‘carrierismo’, il presule ha evidenziato il «coraggio» del Pontefice, «perché guarda i problemi che ci sono dentro la Chiesa, fatta di uomini e donne che hanno il peccato originale come tutti». Sottolineatura su cui è, poi, tornato rimarcando di aver citato un «richiamo evangelico» valido erga omnes.
Sulle imminenti amministrative Miglio ha espresso il timore che «si continui a parlare troppo di protagonisti, di organizzazioni, di formule e troppo poco di problemi locali».
Nell’occasione è stata presentata la Lettera di aggiornamento per il cammino di discernimento verso le Settimane (che indica alcune priorità, come la famiglia e l’immigrazione). A calarla nel contesto ci ha pensato il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato. A partire dagli appelli di Cagliari (2008) e di Viterbo (2009), in cui Benedetto XVI ha evocato una nuova generazione di cattolici impegnati in politica. E del «sogno» in questo senso formulato di recente dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il cattolicesimo italiano è ricco «di forze vitali». Perciò è partito «un processo che non era scontato», ha esordito Diotallevi. «Ci sono i soggetti» e «c’è pure la direzione », nel senso della volontà di «riprendere a crescere» per superare l’immobilismo. Infine, vanno trovati gli «interruttori» per far sprigionare le energie positive. Soprattutto un’educazione che si riappropri di un «credibile esercizio dell’autorità» e un’integrazione degli stranieri che si liberi dagli opposti estremismi, «irenismo e razzismo». Il tutto come contributo al 150° dell’unità nazionale. Su circa mille partecipanti, poi, 200 saranno giovani. Che la società non offra loro possibilità di lavoro è «paradossale», ha notato don Nicolò Anselmi, direttore della pastorale giovanile Cei. Eppure i giovani «non sono solo il futuro » di Chiesa e società, «bensì il presente». E sono interessati all’impegno sociale e politico. E dalla Dottrina sociale arriva loro «una proposta spiritualmente e culturalmente profonda e interessante». C’è poi la dimensione dei territori. Alcuni temi, ha detto il direttore della pastorale sociale di Firenze, don Giovanni Momigli, «vengono elaborati a livello nazionale, ma poi esplodono a livello locale», vedi l’immigrazione. Per questo ci vuole osmosi, in nome della sussidiarietà. L’impegno sociale, ha proseguito il presidente di Ac, Franco Miano, va concepito come «passione condivisa», come «responsabilità a tutto campo e per l’interezza della persona in tutte le sue dimensioni». Si tratta, ha concluso il segretario del Comitato, Edo Patriarca, di «mobilitare tutte le migliori risorse, le competenze e le speranze della comunità cristiana.
E non solo».
In vista dell’evento di Reggio Calabria è stata presentata ieri a Roma la «Lettera di aggiornamento» sulle priorità del cammino di preparazione Miglio: lavoriamo alla luce della «Caritas in veritate» (di Gianni Santamaria – avvenire)
In più, alla luce dei fatti recenti, è stata «una scelta provvidenziale» andare a Reggio Calabria, «un punto del Paese in questo momento particolarmente sofferente». Richiesto, a margine, di un commento sulle parole del Papa contro il ‘carrierismo’, il presule ha evidenziato il «coraggio» del Pontefice, «perché guarda i problemi che ci sono dentro la Chiesa, fatta di uomini e donne che hanno il peccato originale come tutti». Sottolineatura su cui è, poi, tornato rimarcando di aver citato un «richiamo evangelico» valido erga omnes.
Sulle imminenti amministrative Miglio ha espresso il timore che «si continui a parlare troppo di protagonisti, di organizzazioni, di formule e troppo poco di problemi locali».
Nell’occasione è stata presentata la Lettera di aggiornamento per il cammino di discernimento verso le Settimane (che indica alcune priorità, come la famiglia e l’immigrazione). A calarla nel contesto ci ha pensato il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato. A partire dagli appelli di Cagliari (2008) e di Viterbo (2009), in cui Benedetto XVI ha evocato una nuova generazione di cattolici impegnati in politica. E del «sogno» in questo senso formulato di recente dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il cattolicesimo italiano è ricco «di forze vitali». Perciò è partito «un processo che non era scontato», ha esordito Diotallevi. «Ci sono i soggetti» e «c’è pure la direzione », nel senso della volontà di «riprendere a crescere» per superare l’immobilismo. Infine, vanno trovati gli «interruttori» per far sprigionare le energie positive. Soprattutto un’educazione che si riappropri di un «credibile esercizio dell’autorità» e un’integrazione degli stranieri che si liberi dagli opposti estremismi, «irenismo e razzismo». Il tutto come contributo al 150° dell’unità nazionale. Su circa mille partecipanti, poi, 200 saranno giovani. Che la società non offra loro possibilità di lavoro è «paradossale», ha notato don Nicolò Anselmi, direttore della pastorale giovanile Cei. Eppure i giovani «non sono solo il futuro » di Chiesa e società, «bensì il presente». E sono interessati all’impegno sociale e politico. E dalla Dottrina sociale arriva loro «una proposta spiritualmente e culturalmente profonda e interessante». C’è poi la dimensione dei territori. Alcuni temi, ha detto il direttore della pastorale sociale di Firenze, don Giovanni Momigli, «vengono elaborati a livello nazionale, ma poi esplodono a livello locale», vedi l’immigrazione. Per questo ci vuole osmosi, in nome della sussidiarietà. L’impegno sociale, ha proseguito il presidente di Ac, Franco Miano, va concepito come «passione condivisa», come «responsabilità a tutto campo e per l’interezza della persona in tutte le sue dimensioni». Si tratta, ha concluso il segretario del Comitato, Edo Patriarca, di «mobilitare tutte le migliori risorse, le competenze e le speranze della comunità cristiana.
E non solo».
In vista dell’evento di Reggio Calabria è stata presentata ieri a Roma la «Lettera di aggiornamento» sulle priorità del cammino di preparazione Miglio: lavoriamo alla luce della «Caritas in veritate» (di Gianni Santamaria – avvenire)