ORATORI, IL BISOGNO DI RIPARTIRE E IL GRAN LAVORO CHE C’È DA FARE

Caro direttore, dopo due anni di pandemia siamo tornati a fare vacanza comunitaria in montagna con ragazze e ragazzi degli Oratori. Penso che quarant’anni fa ero il protagonista delle vacanze, mentre ora con moglie e altre coppie siamo servitori di questi giovani. Noto le differenze. Un tempo, e questo è il mio primo sbaglio sulla realtà giovanile, le Messe per esempio venivano preparate con canti diversi dei Gen Rosso o di Claudio Chieffo. Ora don Pacifico al momento dell’elevazione, deve interromperla per riprendere i presenti: «È il momento più importante, non restate stravaccati sulle panche, ascoltatemi!». Tono implorante ma deciso. Perché i pensieri di fede, il senso di responsabilità e del dovere, la voglia di lavorare per gli altri a questi ragazzi e ragazze e bisogna farli imparare… Ma, come don Pacifico vedendomi preoccupato mi diceva, «Non bisogna perdere la fede. C’è tempo, c’è tempo. Tutto storto? No!». Li abbiamo rimpinzati con pranzi succulenti e alla partenza ci hanno ringraziato con grandi Urrà!

Gian Luca Ghezzi (Lettera ad Avvenire)