Roma: la Chiesa nella città. Le Stazioni Quaresimali, memoria dei martiri, a Roma

“La Quaresima è un tempo liturgico, la nostra vita è composta di tempi, di momenti, di periodi e la Chiesa con i suoi tempi liturgici che scandiscono la vita ci aiuta a vivere la Rivelazione portata da Cristo”. Una riflessione sulla Quaresima, a pochi minuti dalla fine della “Statio” all’ Aventino con il Papa, arriva dal prof. don Angelo Lameri, docente alla Pontificia Università Lateranense, intervistato da Fabrizio Mastrofini nell’ambito della trasmissione settimanale “Roma: la Chiesa nella Città”, in collaborazione con l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma. Il dialogo con il prof. Lameri è occasione per parlare anche delle “Stationes” quaresimali nelle Basiliche e Chiese di Roma.

Quaresima – spiega don Lameri – è il momento di fermarci. “Forse non sempre troviamo la possibilità di farlo e tuttavia la Quaresima ci invita a farlo perchè è occasione di meditare. Due termini scandiscono i 40 giorni – che ricordano la marcia di Israele nel deserto per 40 anni; e i 40 giorni di Gesù – e sono: esercizio, combattimento. la Quaresima è un esercizio spirituale, per tenere allenato il nostro animo. A Roma come ovunque ci imbattiamo in persone che corrono, fanno jogging, per tenere allenato il fisico. La Quaresima è esercizio per lo spirito. allo stesso tempo è combattimento: un termine mutuato dal mondo militare, indicando l’impegno e la fatica che dobbiamo porre per vicnere le tentazioni dell’egoismo e della chiusura in noi stessi”.

La Statio all’Aventino – prosegue il prof. Lameri – ha aperto la Quaresima è sottolinea la “dimensione pubblica della penitenza, penitenza di tutta la Chiesa. La tradizione antica vedeva la processione salire verso Santa Sabina, avanzando dunque in un percorso in salita, faticoso, progressivo”.

E veniamo alla tipica tradizione romana delle “Stationes” quaresimali. In ognuno dei 40 giorni, una Basilica o una Chiesa del centro, dove è più solenne e forte la memoria dei Martiri, diventano luogo di appuntamento penitenziale e liturgico.

“La statio nella tradizione romana – spiega don Lameri – rimanda appunto al linguaggio militare: montare la guardia. la Quaresima invita alla vigilanza: in ogni chiesa, ogni giorno, si riuniva il popolo cristiano di Roma accanto al vescovo. Nelle chiese delle “stationes” leggiamo un itinerario urbano-simbolico. Per Santa Sabina ci concentriamo sulla fatica della salita, dell’ascesa; per S. Giorgio al Velabro mettiamo al centro il combattimento contro il drago, il male; nella Basilica di Santa Croce riflettiamo sul Calvario. le Stationes indicano un cammino che raduna la comunità”.

Come possiamo prepararci al tempo di Quaresima? Cosa consiglia don Angelo Lameri? “Gli aspetti qualificanti riguardano la preghiera, la carità, il digiuno. penso che ognuno di noi dovrebbe riscoprire la preghiera e l’ascolto della Parola – il tempo del deserto; la carità come uno stare in silenzio che ci porti a riconoscere Cristo nei nostri fratelli; il digiuno come tappa per riscoprire l’essenziale nella nostra vita quotidiana”. Roma, poi, e l’Università lateranense, risultano un “punto di osservazione significativo perchè vi confluiscono tradizioni diverse. Si coglie, nella diversità, il sostrato che accomuna tutti: il Vangelo. D’altra aprte a Roma si scoprono tradizioni e riti diversi nell’alveo del mondo cattolico, respirando la ricchezza e la varietà della Chiesa e come lo stesso messaggio può venire incarnato in culture e contesti differenti”. e così, argomenta il prof. Lameri, la Quaresima è una occasione ulteriore.

“Soprattutto a Roma – conclude don Angelo Lameri – possiamo sfruttare l’opportunità di apertura universale che la città offre, mettendoci in ascolto di tradizioni e culture diverse” sia nel mondo cattolico, sia diverse e provenienti da altri continenti. “Mettersi in ascolto vuol dire pensare che il nostro modo di vivere il Vangelo non è l’unico” vista la presenza in città di tante espressioni differenti dell’unico orbe cattolico. “Mettersi in ascolto vuol dire che abbiamo da imparare e possiamo farlo compiendo non solo un pellegrinaggio nelle Stationes ma anche affinando la capacità di accogliere modalità di vita e tradizioni che hanno qualcosa da dirci”.

E’ tutto per questa puntata. Alla prossima!

radio vaticana