XXVI Giornata Mondiale del Malato

La Giornata Mondiale del Malato fu istituita il 13 maggio 1992 da Giovanni Paolo II e, da allora, è stata celebrata regolarmente ogni anno. Siamo alla ventiseiesima edizione, ed è consuetudine nella nostra diocesi che l’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute accompagni con qualche nota su La Libertàquesto evento (che si celebra l’11 febbraio). E’ inevitabile cadere nella ripetitività e in qualche ripiegamento retorico. Confesso apertamente la mia insofferenza per questa ed altre feste dell’anno che sembrano creare l’ambiguità di un interesse che dura lo spazio di un giorno. Non è così, e non deve essere così. I poveri, i malati, i sofferenti sono tanti, tantissimi, e sono con noi sempre (“li avete sempre con voi”, dice Gesù a Betania) anche se non sempre, non in tutte le comunità della nostra Chiesa reggiano-guastallese, stanno al primo posto.

C’è ancora molto cammino da fare perchè l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium diventi il programma, la linea guida di un rinnovamento delle nostre parrocchie da tutti conosciuto, pensato, pregato e vissuto. C’è ancora molto da fare perché nella Chiesa del nuovo millennio da tutti i credenti venga una risposta concreta alla chiamata ad essere discepoli-missionari che papa Francesco ci rivolge senza stancarsi mai.
Solo così i poveri, i malati, i sofferenti, la carne viva di Gesù tornerà al centro, a essere il cuore pulsante della Chiesa, l’eucaristia viva, vissuta, spezzata di una Chiesa di nuovo in cammino.

Per questo, certo di andare sul sicuro, propongo a tutti la lettura del messaggio del Santo Padre Francesco per la XXVI Giornata Mondiale del Malato 2018, Mater Ecclesiae: “«Ecco tuo figlio … Ecco tua madre». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé …” (Gv 19, 26-27). (LEGGI IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO)

Parole ben più vive e vitalizzanti di quelle che io posso scrivere.
Concludo invitando a non aver timore di venire a dare una mano nel lavoro che il Signore ci chiama a fare per i poveri, i malati e i sofferenti. Tutti lo sanno e lo possono fare: portare loro la tenerezza e la carezza di Dio.

Ivano Argentini
direttore Ufficio diocesano Pastorale della Salute