Vittime della tratta: non numeri ma volti e storie concrete

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Interrogativi intrisi di sofferenze indicibili e racconti di orrori vissuti sulla pelle e perpetrati ancora oggi, ogni giorno, in diversi Paesi del mondo. È attraverso questo intreccio, denso di angoscia e sgomento, che si è articolata, stamani, la conferenza stampa per la presentazione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, promossa dall’Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali.

Un dramma contemporaneo

La Giornata ricorre ogni anno l’8 febbraio, il giorno in cui la Chiesa ricorda Santa Giuseppina Bakhita. Spinge e costringe a porsi delle domande. Padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in particolare ha posto questi interrogativi: Perché la depravazione del traffico umano persiste nel 21.mo secolo? Semplicemente perché la tratta, ha aggiunto, è molte redditizia? Cosa possiamo fare per arginare ed eliminare il traffico di esseri umani?

Non numeri, ma volti

Secondo stime fornite dalle Nazioni Unite, sono oltre 45 milioni le persone vittime della tratta. Ma la realtà, anche sotto il profilo dei numeri, è probabilmente ancora più grave. Padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, ha detto che “di fronte a questa tragedia umana, di fronte a tanta sofferenza, impotenza e angoscia di uomini, donne e bambini, spesso nel contesto delle migrazioni”, si eleva un grido. “È un grido – ha affermato – che viene dal cuore, è il grido di preghiera al Signore”. Per Francesco, ha sottolineato, “non sono numeri, sono nomi, volti, storie concrete”. “Non possiamo tacere, ha aggiunto padre Fornos, se non vogliamo vendere la nostra anima al diavolo”. Per questo motivo, ha poi ricordato, “abbiamo preparato con il Papa il video mensile su questo dramma”.

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