Visita Papa a Milani e Mazzolari, segno per la Chiesa

Cresce l’attesa per la visita in forma privata che Papa Francesco compirà il 20 giugno alle tombe di Don Milani e Don Mazzolari. Due figure “scomode”, due pastori con l’odore delle pecore, che Papa Francesco considera vicini alla sua visione di una Chiesa protesa verso gli “ultimi”, compagna di cammino di tutti, soprattutto dei “lontani”. Sul significato di questa visita, in particolare per la Chiesa italiana, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento al prof. Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea alla “Cattolica” di Milano

R. – Indubbiamente, due sacerdoti scomodi – e italiani! – cioè, profondamente significativi per la storia recente della Chiesa in Italia e molto discussi, perché certamente hanno indicato vie che non erano quelle seguite dalla maggior parte del cattolicesimo italiano ai loro tempi. Sia don Milani, che pur a suo modo obbediente, è stata però una figura che ha profondamente messo in discussione le modalità dell’azione pastorale della Chiesa dei suoi tempi, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con i poveri. Tema, questo dei poveri, che lo unisce anche a don Mazzolari, anch’egli “obbedientissimo in Cristo”, come si definiva, che nella piccola realtà di Bozzolo è stato anche capace di esprimere una visione di grande respiro per esempio anche sul tema della pace nel mondo.

D. – Anche per chi ha una conoscenza superficiale di queste due figure, ci si accorge subito che c’è una consonanza con l’azione pastorale di Francesco oggi come di Bergoglio in tanti anni a Buenos Aires …

R. – Sì, certamente c’è una profonda consonanza, tra l’approccio di Papa Bergoglio, quella conversione pastorale di cui Papa Francesco ha parlato tante volte, e le scelte compiute – sia pure molto diverse, per altro, tra di loro – da don Milani e don Mazzolari. Andando a visitare i luoghi dove è conservata la memoria di queste due figure sacerdotali, certamente Papa Francesco sottolinea questa consonanza e dunque in qualche modo, anche se privata, questa visita è un messaggio: è un messaggio per la Chiesa italiana. E’ un messaggio di quella scelta per i poveri che è così fondamentale per Papa Francesco, ma forse direi di più: è un messaggio nel senso della grande transizione che la Chiesa tutta ha incominciato, già prima del Concilio, e che poi dopo il Vaticano II è diventata in effetti la strada, sia pure faticosamente, che tutta la Chiesa ha assunto come propria. E direi che il Pontificato di Papa Francesco, appunto, ha questa fortissima impronta conciliare che egli oggi trasmette anche attraverso queste visite.

D. – Una visita, questa a Bozzolo e a Barbiana, che avviene peraltro a poche settimane dalla nomina del cardinale Bassetti a presidente della Cei: il cardinale Bassetti sicuramente si può definire un “pastore con l’odore delle pecore” … Anche questa sottolineatura di questa dimensione fortemente pastorale, in mezzo alla gente, che sicuramente era propria di don Milani e don Mazzolari …

R. – Il cardinal Bassetti è figura che Francesco ha individuato fin dai primi tempi dopo la sua elezione come un esempio, appunto, di figura pastorale nella prospettiva da lui indicata. Tra l’altro, il cardinale Bassetti ha una forte formazione fiorentina: qui ha avuto le sue origini ma soprattutto qui ha avuto la sua formazione, in quell’atmosfera così particolare della Firenze degli anni Cinquanta, degli anni Sessanta in cui la figura di don Milani – insieme ad altre importanti di quel mondo, naturalmente, in particolare quella di Divo Barsotti, è stata sicuramente una figura che ha fatto riflettere il giovane don Bassetti il quale a sua volta guardava pure a don Mazzolari come modello da seguire. Dunque, in qualche modo c’è una saldatura anche con colui che oggi è alla guida della Cei e che immaginiamo darà appunto questo tipo di impronta alla Chiesa italiana.

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