Vaticano Sessant’anni fa l’annuncio del Concilio Vaticano II

L’Osservatore Romano

– Inaspettata primavera
– Nel ricordo di un testimone. Oggi sarà una giornata eccezionale
– Anche la stampa fu colta impreparata. La sorpresa dell’«Osservatore»
– In dialogo col mondo di LUIGI BETTAZZI
– Un grande atto di umiltà di LORIS CAPOVILLA
Giovanni XXIII ai cardinali riuniti a San Paolo fuori le Mura (25 gennaio 1959)

***
Inaspettata primavera
 Papa da appena novanta giorni, Giovanni XXIII annunciava il 25 gennaio 1959, festa della conversione di san Paolo apostolo, la decisione di celebrare un concilio ecumenico. Dopo il solenne pontificale nella basilica ostiense a conclusione dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, nella sala capitolare dell’attiguo monastero benedettino il Pontefice incontrava i cardinali intervenuti al rito, comunicando loro la volontà di indire l’assise conciliare e di tenere un sinodo diocesano per Roma, nella prospettiva dell’«auspicato e atteso» aggiornamento del Codice di diritto canonico. Erano trascorsi novant’anni dall’apertura del precedente concilio ecumenico Vaticano I, interrotto e aggiornato sine die da Pio IX il 20 ottobre 1870, un mese dopo la presa di Roma. L’idea di portarlo a compimento era già stata accarezzata da Pio XI e, in particolare, da Pio XII. Ma il proposito di Papa Roncalli andava ben al di là di quello dei suoi predecessori. Anche per questo l’annuncio lasciò sorpresi e ammutoliti gli stessi porporati, come confidò qualche anno dopo proprio Giovanni XXIII: «Umanamente si poteva ritenere che i cardinali si stringessero intorno a noi per esprimere approvazione ed auguri; vi fu, invece, un impressionante, devoto silenzio». Oggi lo raccontano in questa pagina Guido Gusso, accanto al Papa quel giorno, e Raniero La Valle, che avrebbe poi seguito puntualmente i lavori del concilio dalle colonne de «L’Avvenire d’Italia», di cui fu direttore tra il 1961 e il 1967. Attraverso le loro testimonianze — alle quali si affiancano quelle del segretario di Roncalli, Loris Capovilla (scomparso nel 2016, due anni dopo essere stato creato cardinale da Papa Francesco), e di Luigi Bettazzi, uno dei padri conciliari ancora in vita — «L’Osservatore Romano» ricorda questo anniversario. Lo fa insieme a Vatican News e a Radio Vaticana: il primo dedica alla ricorrenza un’ampia pagina informativa, con un video prodotto da Vatican Media e firmato da Eugenio Bonanata, una riflessione del direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione Andrea Tornielli e alcune interviste; la seconda trasmette venerdì 25, alle 12.45, uno speciale condotto da Luca Collodi, con monsignor Dario Edoardo Viganò, assessore del Dicastero. Attraverso immagini storiche e testimonianze dirette rivive così l’eco delle attese e delle speranze suscitate sessant’anni fa da quella «inaspettata primavera» della Chiesa, come ebbe a definirla lo stesso Papa Giovanni.
***
Nel ricordo di un testimone
Oggi sarà una giornata eccezionale
Uno dei pochi testimoni ancora in vita è Guido Gusso — in quel periodo “aiutante di camera” del Papa — che accompagnò Giovanni XXIII a San Paolo e assistette allo storico annuncio.
Ci racconta cosa è successo quel giorno?
Ricordo proprio bene quel giorno, il 25 gennaio 1959. Ho dato una mano al Santo Padre a mettersi i paramenti, cioè il rocchetto e la mozzetta. E lui mi ha detto: «Guido, prendi il rocchetto più bello perché oggi sarà una giornata eccezionale, ché dovrò dare un grande annuncio». Allora ho messo a posto tutto, il mantello rosso, il cappello rosso e siamo scesi per prendere l’auto.
Guidava lei?
La portava il cavalier Angelo Stoppa, che era l’autista di Papa Pacelli. Durante il percorso, il Papa si era come assorto, non parlava. Normalmente, lui parlava sempre… ma quel giorno, quella mattina, tutto in silenzio. Siamo arrivati a San Paolo, c’è stata la cerimonia, e poi ha invitato tutti i cardinali ad andare nella “saletta”, una piccola aula. E là mi sono fermato anch’io, perché avevo il cappello, il mantello e la borsa. E lui ha annunciato che avrebbe fatto un sinodo, il Sinodo romano, che il Sinodo sarebbe quello per i preti. Già a Venezia l’aveva fatto, perché io stavo a Venezia con lui. Poi, dopo aver parlato un po’ del Sinodo disse: «Vi debbo dare un grande annuncio: indirò un Concilio». Al momento c’è stato un «ohhhhh!», e poi un silenzio di tomba. Nessuno ha più parlato. E poi c’è stato un brontolio generale… Lui ha spiegato… e poi ha detto anche che doveva fare un’altra cosa…
La riforma del Codice.
La riforma del Codice, ecco. Ha spiegato un po’, e tutti sono andati via, ognuno per conto suo. Il Papa è salito in macchina, serio. E disse: «Non l’hanno presa bene: questa cosa del Concilio a nessuno gli garbava». E basta. Poi siamo tornati a casa. Allora, in camera da letto, mentre si levava il rocchetto, la mozzetta e tutti i paramenti che aveva addosso, io gli chiesi: «Santità, io sono ignorante, non so che cosa sia questo Concilio». «Eh — diceva — come non lo sai?». «No — dissi — ma mi consola che quel cardinale che stava vicino a me ha chiesto al suo collega: “Di’ un po’, ma che è ‘st’affare del Concilio, che non so che cosa sia?”». Allora lui, con pazienza, mi ha fatto sedere nel suo studio e mi ha spiegato i Concili, incominciando dai primi Concili che facevano all’epoca, mi pare secondo o terzo secolo, per arrivare poi al Concilio di Trento e all’ultimo, il concilio Vaticano I, che poi è stato sospeso, perché c’è stata la presa di Roma con Pio IX.
Quindi, alla fine, quel giorno lui era contento o no?
Era contento, altroché contento! È stata un’ispirazione, diceva: «È ora che la Chiesa si modernizzi, con i tempi moderni che abbiamo. Perché noi siamo ancora ancorati al Concilio di Trento. Pertanto la Chiesa si deve rinnovare, si deve adattare ai tempi». Questo era quello che voleva.
E si è meravigliato della reazione dei cardinali?
No… Lo sapeva… Mi ha detto: «Già incominciano a tirarmi le pietre. Stai attento, tu, nella vita ti può capitare come capita a me, che mi tirano i sassi. Non raccattarli, eh?». Era buono, era buono. E posso dire, dopo sessant’anni ci voleva un argentino come Francesco per valorizzare e dare impulso al grande Concilio fatto. È stato grande Paolo VI che l’ha portato avanti, perché credo che chiunque altro avrebbe messo da parte tutto.
Cos’altro disse durante il viaggio di ritorno in Vaticano?
Non ha detto «a»; non ha detto «a». Solo qualche parola con monsignor Capovilla. Però, posso dire che lui per il Concilio ha dato la vita. Poi, l’11 ottobre è stato grandioso: l’apertura, era contento! Lui sperava di poterlo anche chiudere. Purtroppo è morto, per un brutto male. Ha sofferto molto.
***
Anche la stampa fu colta impreparata
La sorpresa dell’«Osservatore»
Neanche il giornale del Papa e della Santa Sede diede particolare risalto all’annuncio del Concilio. Lo sottolinea Raniero La Valle, ricordando che la decisione di Giovanni XXIII si inserì nel contesto storico di una Chiesa chiamata ad «affrontare il mondo che cambiava» ma incapace di «capire le novità che stavano arrivando».
E più che di semplici novità, La Valle parla di una vera e propria «rivoluzione», della quale all’inizio quasi nessuno colse la portata storica. Non la colsero i cardinali presenti, che alle parole del Papa «restarono in un silenzio tombale». E non la colse la grande stampa, compreso «L’Osservatore Romano», che «apparentemente non se ne accorse», tanto da non citare la parola «Concilio» in nessuno dei titoli della prima pagina di quel giorno, limitandosi a parlare di «grandi avvenimenti per la vita della Chiesa».
«La stampa non capì, ma non poteva capire» commenta La Valle, osservando che «la rivoluzione la vivono i popoli e la raccontano poi gli storici». Ecco perché «i giornalisti non capirono», tanto più che «non era stato neanche chiuso formalmente il Concilio Vaticano I, che era finito un secolo prima, quando i bersaglieri erano entrati a Porta Pia». Quel Concilio, ricorda, «aveva proclamato l’infallibilità pontificia e allora si credeva che, fatto questo, il Papa da solo risolvesse tutte le cose e che un Concilio non ci sarebbe mai più stato»
Dunque, ribadisce La Valle, un avvenimento del genere «non era immaginabile, non era neanche teologicamente immaginabile secondo la dottrina romana». Ma «se non arrivava il Concilio a rimettere tutto in discussione, la stessa immagine predicata di Dio non aveva senso». Ecco perché con quell’annuncio Giovanni XXIII poneva le fondamenta della «grande rivoluzione della Chiesa che è arrivata fino a Papa Francesco».
***
In dialogo col mondo
di LUIGI BETTAZZI*
Quando papa Giovanni XXIII annunciò che voleva fare un concilio, sconcertò i cardinali che lo ascoltavano a San Paolo Fuori le Mura il 25 gennaio del 1959. Era papa da pochi mesi, ma fin dal principio voleva fare un Concilio. L’aveva pensato e l’aveva detto al suo segretario il quale disse: «Ma Sua Santità, un Concilio alla sua età?». Non lo dirà più a nessuno. Lo disse solo al cardinal Tardini, segretario di Stato, tre giorni prima sotto segreto di confessione, perché non avvisasse gli altri. E poi sparò questa notizia. Sconcertò tutti. Ecco, allora lui fece questo annuncio, poi fatto l’annuncio bisognava fare delle commissioni preparatorie. Si è informato da tutti i vescovi del mondo, poi dieci commissioni su dieci argomenti tutte presiedute da cardinali romani. Ha pensato al Concilio perché si vedeva che la Chiesa aveva difficoltà a dialogare col mondo moderno. Pare che già Pio XII pensasse a un Concilio e soltanto l’avevano dissuaso, ecco. E lui è per quello che ha mantenuto il segreto: perché non lo dissuadessero, ma capiva proprio perché il Papa deve confermare la fede della gente.
*Vescovo emerito di Ivrea e padre conciliare
***
Un grande atto di umiltà
di LORIS CAPOVILLA*
Quando accennò una prima volta informalmente al concilio e il suo piccolo segretario, che sono io, rimase silenzioso, senza alcun commento, lui capì. Infatti obbedivo a una norma che mi aveva dato lui a Venezia. Potevo esprimere il mio parere positivo, ma in caso di qualche riserva dovevo tacere e sarebbe stato lui stesso a chiedermi spiegazione. Di fronte alla prospettiva di un concilio feci perciò silenzio. Siamo andati a Castel Gandolfo. Papa Giovanni soleva dire che non è importante attuare un progetto o un’ispirazione, importante è accettarla; se poi Dio dispone che si tronca la tua vita, la continuerà un altro. Non si perde nulla. Quando la terza volta mi parlò dell’idea del concilio, di fronte al mio silenzio si convinse che avevo delle riserve. Mi sentivo confuso. Allora mi rispose: «Lo so com’è, hai pensato che sono vecchio. Sì, l’hai pensato. Mesi di preparazione, consultazioni, ci vorranno anni. Me lo sono detto anche da solo: ma io sono troppo pigro per potermi applicare ai tanti problemi che si riversano sul mio tavolo, sono anche vecchio. Poi ho pensato di avere dei collaboratori». Non ha mai fatto critiche sui suoi collaboratori, tutti, fossero di una o di altra tendenza, di una o di altra apertura pastorale. Ma sottolineava come l’idea del concilio fosse partita da un grande atto di umiltà. Non poteva essere che un’ispirazione di Dio. La Chiesa aveva bisogno di un incontro universale. E il concilio ha rappresentato per la prima volta in venti secoli un incontro di vescovi mai così variegati per lingue, razze, culture, tradizioni. In tante diversità tutti hanno insieme pregato, cantato, promesso, obbedito.
*Segretario di Giovanni XXIII
***
Giovanni XXIII ai cardinali riuniti a San Paolo fuori le Mura (25 gennaio 1959)
Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale. Per voi, Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri, non occorrono illustrazioni copiose circa la significazione storica e giuridica di queste due proposte. Esse condurranno felicemente all’auspicato e atteso aggiornamento del Codice di Diritto Canonico, che dovrebbe accompagnare e coronare questi due saggi di pratica applicazione dei provvedimenti di ecclesiastica disciplina, che lo Spirito del Signore Ci verrà suggerendo lungo la via. La prossima promulgazione del Codice di Diritto Orientale ci dà il preannunzio di questi avvenimenti. Per la giornata odierna basta questa comunicazione fatta a tutto insieme il Sacro Collegio qui radunato, riservandoCi di trasmetterla agli altri Signori Cardinali tornati alle varie sedi episcopali loro affidate, sparse nel mondo intero. Gradiremo da parte di ciascuno dei presenti e dei lontani una parola intima e confidente che Ci assicuri circa le disposizioni dei singoli e Ci offra amabilmente tutti quei suggerimenti circa la attuazione di questo triplice disegno.