Vangelo e società. Pace è prendersi cura degli altri

L’invito rivolto da Francesco ai fedeli nella preghiera mariana del primo giorno del nuovo anno «Benedire, nascere e trovare» i tre verbi indicati nell’omelia dell’Eucaristia presieduta da Parolin

Roma

Il buon anno del Papa al mondo è semplice e solenne al tempo stesso. «Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri». E il termine di paragone non lo è da meno: «Come fa la Madonna con noi». Impedito a presiedere la Messa del primo del 2021 (come la sera precedente il Te Deum di ringraziamento) a causa di una fastidiosa sciatalgia, Francesco non lo è certo nelle parole. Che affida in tutti e due i casi alla voce di due dei suoi più stretti collaboratori: il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ieri mattina e il cardinale decano, Giovanni Battista Re, la sera del 31 dicembre. E sono parole importanti. Parole che indicano la rotta. Tre verbi in particolare: «Benedire, nascere e trovare». Coniugati proprio nel senso generale del prendersi cura. Benedire, innanzitutto. Come il Signore ha fatto con noi. «Anche noi siamo chiamati a benedire, a dire bene in nome di Dio – legge il cardinale Parolin a nome del Papa –. Il mondo è gravemente inquinato dal dire male e dal pensare male degli altri, della società, di sé stessi. Ma la maldicenza corrompe, fa degenerare tutto, mentre la benedizione rigenera, dà forza per ricominciare».

Quindi nascere, con un inno alle madri, a cominciare dalla Vergine. «Maria ci unisce a Dio, perché in lei Dio si è legato alla nostra carne e non l’ha lasciata più». Le donne, del resto, «conoscono questa concretezza paziente: noi uomini siamo spesso astratti e vogliamo qualcosa subito; le donne sono concrete e sanno tessere con pazienza i fili della vita. Quante donne, quante madri in questo modo fanno nascere e rinascere la vita, dando futuro al mondo». E infine trovare. I pastori trovarono una famiglia, cioè trovarono «Dio che è grandezza nella piccolezza». Ma Dio va trovato ogni giorno, ammonisce il Pontefice. Non si può quindi restare passivi, «per accogliere la grazia bisogna restare attivi». Questo inizio d’anno, grazie all’insegnamento della Madonna, ci chiama quindi «a trovare tempo per qualcuno». Il prendersi cura, appunto, «vaccino per il cuore», oltre che il corpo. Francesco ne ha dato prova ad esempio, ieri, nel dopo Angelus (unico evento che ha visto la sua presenza, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico). Tempo e parole dedicate al dramma dello Yemen: «Esprimo dolore e preoccupazione per l’ulteriore inasprimento delle violenze nello Yemen che sta causando numerose vittime innocenti e prego affinché ci si adoperi a trovare soluzioni che permettano il ritorno della pace per quelle martoriate popolazioni. Fratelli e sorelle, pensiamo ai bambini dello Yemen, senza educazione, senza medicine, affamati. Preghiamo insieme per lo Yemen». E anche dell’arcidiocesi nigeriana di Owerri dove, lo scorso 27 ottobre, uomini armati hanno rapito il vescovo, monsignor Moses Chikwe e il suo autista: «Chiediamo al Signore che tutti coloro che sono vittime di simili atti, in Nigeria, tornino incolumi e in libertà e che quel caro Paese ritrovi sicurezza, concordia e pace». Il Papa ha anche ringraziato tutte le iniziative in favore della riconciliazione e concordia tra i popoli, tre le quali le ‘marce’ organizzate dalla Cei, Caritas, Pax Chriti e Azione e Cattolica e quella di Sant’Egidio.

Il tema della cura degli altri era stato al centro anche dell’omelia del 31 dicembre. Potrebbe sembrare forzato, aveva spiegato Francesco, «quasi stridente ringraziare Dio al termine di un anno come questo, segnato dalla pandemia ». Il suo pensiero era andato «alle famiglie che hanno perso uno o più membri», a chi si è ammalato, a chi ha «patito la solitudine» o «ha perso il lavoro ». E perciò aveva concluso: il senso della pandemia è «quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà».

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