Lunedì 11 febbraio mons. Camisasca ha presieduto la Messa per la Giornata Mondiale del Malato

Omelia nella festa della BVM di Lourdes

Reggio Emilia, Parrocchia di S. Agostino – 11 febbraio 2013

Cari fratelli e sorelle,
è la prima volta che celebro in questa Parrocchia e sono contento che ciò avvenga proprio nella festa della Madonna di Lourdes. Qui, infatti, fin dal 1891, è fiorita una devozione particolare alla Vergine apparsa alla piccola Bernadette Soubirous, di cui è segno l’effige, realizzata proprio a Lourdes, che ancora oggi è venerata in questa chiesa.
Saluto con affetto il parroco, don Guido Mortari, e tutti voi, in particolare gli ammalati presenti a questa celebrazione. Un saluto riconoscente anche ai volontari dell’Unitalsi e a tutti coloro che con la loro vita testimoniano la presenza di Dio che si prende cura di ognuno di noi.
La storia si è incaricata di legare la memoria della Vergine di Lourdes al mistero della malattia e del dolore. I tanti miracoli che avvengono sulla spianata di Massabielle, miracoli di guarigioni fisiche e, soprattutto, di conversione dei cuori, parlano della nostra fragilità e del bisogno di qualcuno che ci strappi dal male e ci salvi. Gesù ha detto: sono venuto per i malati (cfr. Lc 5, 31-32), sono venuto, cioè, per ogni uomo. Tutti, infatti, siamo malati. Ognuno di noi è bisognoso di guarigione. Gesù è il buon Samaritano venuto per curvarsi sulla nostra umanità malata, per cercare chi si è smarrito, per indicare la strada della resurrezione a chi, a causa del male, si è perduto. È venuto a percorrere Lui stesso la strada della liberazione, per noi e con noi. Così ci ha guarito e ci guarisce ogni giorno dalle tentazioni, dalle illusioni e dalle paure. Questo è il senso di ogni comunità nella Chiesa, è il senso stesso della Chiesa: guarire la nostra umanità e, in essa, anche il nostro spirito.
Maria ci ricorda tutto questo. Le apparizioni sono l’espressione più accorata della sua sollecitudine materna per la nostra salvezza. La Madre del Signore appare, infatti, per insegnarci che Dio è misericordia. Lei stessa è il segno più luminoso della misericordia divina: ha guardato la miseria della sua serva… di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono (cfr. Lc 1,48.50). Queste parole del Magnificat sono una porta che ci permette di entrare nella coscienza che Maria ha di se stessa e della sua missione nel mondo. Più profondamente sono la descrizione della Chiesa e di ogni cristiano.
Dio guarda la nostra miseria e ne ha compassione. E questa compassione diventa coinvolgimento nella sua opera di salvezza. Nella vita nuova che Gesù è venuto a portare il dolore e la fatica non sono annullate. Vissuta come partecipazione alla croce di Cristo, la sofferenza rivela il suo valore salvifico e diventa strada per partecipare alla sua resurrezione. Nulla è più grande per un uomo del partecipare all’azione con cui Cristo ogni giorno salva il mondo. Egli guarisce l’umanità attraverso l’offerta continua della sua vita alla quale associa l’offerta di ognuno di noi. Nessuna azione dell’uomo è insignificante per Dio. Nessun atto di carità è senza peso. Tutto partecipa alla carità di Cristo. In questo modo egli attrae continuamente a sé le nostre menti, i nostri cuori, le nostre vite e, come ha detto Maria di se stessa, ci innalza dalla miseria in cui siamo per elevarci alla sua vita.
Amen.

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